Medici di famiglia, ancora disagi sulla Montagna Pistoiese

Non c’è pace per la montagna pistoiese. Ancora una volta i suoi abitanti sono stati penalizzati. Affrontiamo per l’ennesima volta la questione dei medici di famiglia e nello specifico di quello di Sambuca/Taviano. Il medico di famiglia assegnato a questo territorio ha deciso di trasferirsi a Pistoia.

Abbiamo letto il comunicato pubblicato dal Sindaco sulla sua pagina Facebook e gli riconosciamo di avere fatto quanto era possibile ma purtroppo non è stato sufficiente a risolvere in maniera positiva e definitiva la sostituzione dell’attuale medico di famiglia. Per noi è incomprensibile che nessun medico dell’ambito “montagna pistoiese” sia stato disponibile ad andare a Sambuca per coprire il posto lasciato vacante. Ancora una volta ci dobbiamo scontrare con il fatto che sono liberi professionisti (ma pagati dal sistema sanitario pubblico) che hanno il diritto di dire di No (rifiutare assegnazioni di posti non graditi) senza che questo abbia per loro nessuna conseguenza.

A causa di questo il Sindaco ha chiesto e ottenuto di trasferire Sambuca nell’ambito territoriale di Pistoia. Facendo questo i Sambucani possono scegliere di nuovo l’attuale medico che però si è trasferito a Pistoia (che dista circa km 30 da Sambuca/Taviano, con tempi di percorrenza di 40 minuti se non si trova traffico). Secondo il Sindaco “è probabile che il medico faccia ambulatorio a Treppio”. Resta ovviamente scoperta buona parte del Comune di Sambuca. Sempre secondo il Sindaco devono essere garantiti (e non abbiamo certezza che lo siano) gli ambulatori di Taviano, Pavana e Ponte alla Venturina. L’Asl Toscana Centro ha riconosciuto degli incentivi ai medici che vogliono andare in queste zone “interne” (non pagano il canone di affitto per gli ambulatori e hanno a disposizione due infermieri domiciliari) ma non è stato sufficiente.
Come al solito ci scontriamo con leggi, accordi nazionali, mancanza di risorse che impediscono di fatto la certezza della copertura dei posti lasciati vacanti dai medici di famiglia (e dai pediatri), soprattutto se parliamo delle aree interne della nostra provincia. Questo accade perché sono pochi i pazienti e perché sono troppi i disagi che questi professionisti sono costretti ad affrontare (distanze chilometriche, viabilità, lontananza dalla città capoluogo).

Tutto questo è già stato scritto e denunciato. Noi lo diciamo da anni. Dobbiamo cambiare le normative nazionali, dobbiamo far sì che questi professionisti siano definitivamente integrati nel servizio sanitario pubblico. Insieme alla chiusura degli sportelli bancari e dei bancomat, delle poste, al taglio dei trasporti, da tempo assistiamo alla non copertura stabile dei medici di famiglia (e pediatri) che vanno in pensione o si trasferiscono. Tutti elementi che stanno penalizzando ormai da troppo tempo chi vive nelle aree interne, soprattutto gli anziani, i pensionati ma anche i bambini, le cui famiglie si devono arrabattare per vedere riconosciuto un diritto: quello alla Salute. Come si può pensare di valorizzare la montagna quando mancano i servizi indispensabili? Perché devono sempre essere soprattutto i giovani, gli anziani, i non autosufficienti a dover subire queste ingiustizie? La montagna si rilancia non diminuendo i servizi, ma ampliandoli! Se vogliamo che anche i pochi giovani rimasti non decidano di abbandonare le nostre aree interne, le istituzioni, la politica, le imprese, devono impegnarsi per impedire questo lento declino. Non si può continuare a vivere sempre più abbandonati. Ora è il momento che di passare dalle parole ai fatti.

Andrea Brachi – SPI CGIL Pistoia
Silvia Biagini – CGIL Pistoia
Laura Puccini – Lega SPI Montagna

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