“Tashkent” di Enrico Campanella: la recensione

Livorno, anni ‘30. I cantieri navali OTO si aggiudicano un’importante commessa: costruire per la flotta russa una classe di incrociatori caratterizzata da innovazioni tecnologiche della massima rilevanza. La progettazione e la direzione dei lavori vengono affidati all’ingegnere Achille Rougier, direttore del cantiere, considerato nel suo campo una delle intelligenze più vivaci e innovative a livello mondiale, tanto da destare sulla sua persona l’interesse di tutte le marine militari.

Odessa, 1939. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel porto di Odessa viene consegnato alla marina sovietica l’incrociatore Tashkent, condotto da un equipaggio prevalentemente livornese che fa scuola alla Marina russa nel corso di esercitazioni che si svolgono nel mar Nero. Il Tashkent avrebbe dovuto essere capoclasse della serie di dodici navi previste, ma il programma viene sospeso a causa dello scoppio della guerra. Durante gli anni della progettazione e della realizzazione del Tashkent, soggiornò a Livorno una folta delegazione di tecnici sovietici con il compito di seguire passo passo i lavori nel cantiere. Ma l’interesse per questa nave, che per le prestazioni previste si presentava come il mezzo più veloce al mondo nella sua categoria, spinse a Livorno anche numerose spie provenienti dai servizi segreti di tutto il mondo; in particolare dalla Francia e dalla Gran Bretagna, preoccupate per gli equilibri del Mediterraneo, e dal Giappone…

Enrico Campanella
Tashkent
Edizioni Erasmo, Livorno, 2014, pp. 316

Sommario

Recenti