A vent’anni di distanza dal Social Forum di Firenze, La Repubblica nella sua edizione fiorentina di lunedì 7 novembre ricorda quei giorni di novembre 2002 con due dei protagonisti, l’allora segretario generale della Camera del Lavoro di Firenze Alessio Gramolati, oggi segretario generale dello Spi Cgil Toscana, e l’allora prefetto di Firenze Achille Serra.
Nell’articolo si ripercorre come fu organizzata la gestione di questo grande evento e in particolar modo del corteo conclusivo: “il ‘modello Firenze’, di gestione dell’ordine pubblico, che garantì il diritto di manifestare grazie alla fiducia reciproca dei vari attori sul campo – commenta Gramolati – ha poi fatto scuola”. Il modello Firenze, secondo l’attuale segretario dello Spi Cgil Toscana, fu una scommessa per tutti “di saper passare da un atteggiamento di controllo a uno di accoglienza” e di considerare il Social Forum come “un grande evento di gente pacifica e propositiva, un movimento eterogeneo che aveva fatto della pace non solo un obiettivo di lotta, ma un comportamento pratico, ricongiungendo mezzi e fini”.
“Quel clima, i valori di allora, pace e lavoro, giustizia sociale, ambiente, diritti, oggi – dice Gramolati – sembrano sconfitti” ma, aggiunge l’attuale segretario dello Spi Cgil Toscana “La grande manifestazione per la pace del 5 novembre dimostra che non sono stati rimossi dalla coscienza civica del Paese. Il sentiero si è interrotto, è vero, ma, a partire da lì, se ne devono, e se ne possono, trovare di nuovi”.
Non solo La Repubblica, ma tutte le principali testate dedicano in questi giorni spazio all’anniversario del Social Forum di Firenze. Sul Corriere Fiorentino di domenica 6 novembre, Gramolati ricorda quell’evento come “un incontro straordinario con generazioni che portavano idee e culture piene d’innovazione, capaci di aprire una città e un’organizzazione come la nostra Firenze e la nostra Cgil”.
La Nazione di martedì 8 novembre ospita una intervista a Gramolati dedicata ai giorni della manifestazione. “Di quei giorni – dice Gramolati – resta la scommessa vinta da Firenze, che si dimostrò aperta, accogliente, plurale. E capace di un risultato straordinario: mettere a sintesi il rapporto tra fine e mezzi. Perchè se vuoi la pace la devi cercare con la pace”. Attraverso il Social Forum, sostiene l’attuale segretario generale dello Spi Cgil Toscana, “mandammo un messaggio diverso: la pace si persegue con strumenti di pace. Certo, quell’idea è stata poi tradita, perchè l’appello popolare a non fare la guerra non è stato ascoltato. Ma il fatto che ancora oggi si scenda in piazza per gli stessi valori dimostra quanto siano condivisi. Il secondo aspetto riguarda il modello di sviluppo: non ho la pretesa di dire che il Social Forum avesse ragione, ma sicuramente non aveva torto. La cronaca evidenzia, ogni giorno, che una globalizzazione senza governo produce ingiustizie, che l’ambiente deve essere trattato in modo diverso e che lo strapotere economico rischia di rendere poco credibili le stesse istituzioni, come dimostrano tanti casi a noi vicini, dall’Elecrolux alla Gkn”.
Anche Il Tirreno di mercoledì 9 novembre dedica spazio all’anniversario del raduno di pacifisti e no global a Firenze del novembre 2002 e alle iniziative organizzate nell’occasione da Cgil e Spi Cgil. “Il mitico servizio d’ordine fu un’illusione ottica – ricorda l’allora segretario fiorentino della Cgil Gramolati – si trattava di 600-700 persone in pettorina gialla, tutti gli altri volontari in rossa ma la gente non lo sapeva. Quando alcuni si staccavano c’era subito qualcuno in pettorina rossa nei dintorni, sembravano tanti e ovunque ma non era vero, lo chiamavamo ‘effetto Braveheart’“.