Diario delle cento piazze | 6. Massa Carrara La mancanza di medici e infermieri… e una lunga lista di difficoltà

La mancanza di medici e infermieri è uno dei problemi principali della sanità a Massa Carrara. Servono assunzioni per poter garantire i livelli minimi di assistenza alla popolazione ed evitare che ci siano persone, sempre di più, che rinunciano alle cure perché non hanno i soldi per rivolgersi ai privati. «Lavoro in ospedale in radiologia interventistica – dice Luigi Casella – nella diagnostica per immagini per capirsi. Ecco, posso dire che si tratta di un settore tra i più penalizzati. Questo accade perché manca il personale e così molte persone che hanno bisogno di una risonanza magnetica urgente, tanto per fare un esempio, non possono averla in tempi rapidi perché non c’è il personale che la esegue e il medico che la referta. Talvolta viene dato loro appuntamento nei tempi necessari, ma molto, molto lontano da casa. Chi può permetterselo va dai privati e paga. Ma si tratta di prezzi che non tutti sono in grado di sostenere. Così c’è gente che rinuncia a fare quell’esame. E si tratta dei più fragili, persone con redditi bassi, anziani. È un problema grave, una ingiustizia, perché una patologia che poteva essere presa in tempo utile per essere curata rischia di essere scoperta quando ormai è tardi. Un’altra grave carenza – conclude Casella – riguarda il settore infermieristico. Gli infermieri sono pochi e così, se ci mettiamo anche l’impegno crescente richiesto nella digitalizzazione, diventa spesso difficile mantenere il rapporto che c’era un tempo tra infermiere e paziente».

Massimo D’Elia è un medico chirurgo in pensione da circa tre anni. «Prima dell’ospedale unico – osserva – c’erano otto, nove chirurghi a Massa e altrettanti a Carrara. Un numero che rappresentava, diciamo così, proprio il minimo sindacale. Con il Noa i chirurghi in totale si sono ridotti a dodici. Oggi a quanto mi risulta sono nove. Se i medici non ci sono questo si riflette ovviamente anche sulle liste di attesa. Un esempio? Una signora aveva necessità di una risonanza magnetica. Da Massa le proposero di farla la mattina alle 8 e mezzo a Portoferraio, all’isola d’Elba. Avrebbe dovuto prendere anche il traghetto! Siccome si lamentò con forza, le offrirono come alternativa Castelnuovo Garfagnana, sempre alle 8,30. Non andò neanche lì e alla fine trovò una soluzione a Massa grazie a una operatrice che le segnalò un posto che si era liberato all’ultimo momento. Forse si spiega anche con queste situazioni il fatto, come si legge, che il 30 per cento delle persone non si curi. Le malattie si diagnosticano sempre più tardi con tutte le conseguenze che questo comporta. Servono assunzioni di medici e infermieri ma da quanto si legge nei piani del governo di queste assunzioni non c’è traccia». I guai non vengono però solo dal presente ma anche dal passato. «La riforma toscana che ha portato alla nascita delle tre mega Asl ha reso la vita alle persone ancora più complicata – aggiunge D’Elia – È una riforma costruita come Firenze-centrica. Se abito a Firenze che mi mandino a fare una Tac a Santa Maria Nuova, o a San Giovanni di Dio, o a Careggi, oppure a Figline, non mi cambia poi tantissimo. Ma se sto in Valtiberina e mi mandano a Grosseto, oppure da Massa a Portoferraio…».

I medici non mancano soltanto in ospedale. A Forno, un piccolo paese in provincia di Massa, a ridosso delle Apuane, la presenza dell’ambulatorio del medico di famiglia è possibile grazie all’impegno economico di una associazione d’impresa. Il medico di famiglia che non c’era da molto tempo ora c’è. Un medico di famiglia «privato», potremmo dire. Due anni fa la comunità di Forno e tutta la zona montana circostante persero entrambi i medici di famiglia. Carlo Manfredi e Armando Colle andarono in pensione. Dopo la mobilitazione dell’intero paese, parrocchia compresa, un medico si rese disponibile a coprire l’ambulatorio di Forno. Ma l’ambulatorio non c’era. L’Asl non disponeva di un locale di sua proprietà. Per poter garantire la presenza di almeno un medico in paese bisognava che qualcuno si accollasse l’onere di pagare l’affitto di un locale. È stato a quel punto che è entrata in campo Confimpresa Massa Carrara, disposta a pagare l’affitto ai proprietari dell’immobile dell’ambulatorio. Prima per un anno, poi per il secondo, quindi anche per il terzo e per gli anni a venire. Se Forno e la zona montana possono ancora contare sulla sanità pubblica devono quindi ringraziare Andrea Rossi, il medico che ha accettato di coprire questa zona ma anche, o forse soprattutto, l’associazione d’impresa che paga l’affitto dell’ambulatorio. Quella di Forno è una delle tante emergenze della sanità apuana. «Lo scorso anno anch’io sono stata alcuni mesi senza medico di famiglia perché quello che avevo è andato in pensione. Alla fine ce l’ho fatta ad assicurarmelo, tramite il portale dell’Asl, ma dopo poche ore la lista era già chiusa. E un anziano che magari è meno abile a usare il computer me lo dite voi come fa?» dice Patrizia Bernieri, segretaria dello Spi Cgil di Massa Carrara. A Carrara pochi mesi fa era scoppiato anche il caso dell’immobile che ospita il polo specialistico Sicari. Una serie di controlli aveva messo in luce problemi di sicurezza dell’edificio e così circa ottomila interventi l’anno per oculistica e dermatologia, oltre alle visite pre e post operatorie, rischiavano di essere trasferiti. Grazie anche alla Cgil è stato alla fine raggiunto un accordo che ha evitato il trasferimento dei servizi. La mancanza di personale medico e infermieristico, le liste di attesa troppo lunghe, la carenza di medici di famiglia nelle zone montane, il carico di lavoro sul pronto soccorso, la guardia medica in difficoltà, i servizi territoriali in affanno. È lunga la lista delle difficoltà nella sanità pubblica di Massa Carrara. Per questo la petizione per difenderla lanciata dallo Spi Cgil ha già raccolto migliaia di firme.

 

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