«Ormai, quando il contratto di affitto arriva a scadenza, non viene rinnovato. L’ultimo anno è stato terribile, ti mandano via anche se hai sempre pagato il canone regolarmente» dice con amarezza Laura Grandi, segretaria regionale toscana del Sunia, il sindacato degli inquilini. La casa, per chi ne è proprietario e può concederla in affitto, è sempre di più uno strumento per fare reddito, a maggior ragione nelle città d’arte come Firenze, dove il mercato dei cosiddetti affitti brevi ai turisti (pochi giorni, una settimana e via, avanti un altro) assicura lauti guadagni. Così gli sfratti si moltiplicano, per liberare i locali e affittarli al turismo mordi e fuggi.
È una piaga gigantesca, che oltre a lasciare per strada le fasce più deboli della popolazione, prima di tutto gli anziani, impoverisce le città, svuotandone il centro di residenti. «Ci troviamo di fronte storie drammatiche di anziani (leggi l’articolo) – aggiunge Laura Grandi – Tanti di coloro che sono arrivati a un’età avanzata senza riuscire a comprarsi una casa rischiano lo sfratto. I giovani magari cercano soluzioni altrove, vanno via, partono, ma gli anziani dove vanno? Gli studenti mettono le tende davanti agli atenei per protestare contro il caro affitti, gli anziani dove dovrebbero metterle le tende? Le soluzioni? Le strade da percorrere sono le solite, quelle mai o poco utilizzate, Servono cioè case popolari, quelle che ci sono non sono sufficienti. E occorrono anche soluzioni più mirate, come veri e propri condomini popolari per gli anziani».
Sono ormai decenni che si parla delle case popolari ma ancora siamo al punto di partenza. Come mai? «Perché la casa non è mai stata considerata una priorità, non è mai stata messa al primo posto dallapolitica. Anche a sinistra su questo servirebbe una riflessione. Ora il problema è diventato un’emergenza. Una parte della popolazione scivola verso redditi medio bassi e la perdita della casa apre la porta sul precipizio. D’altra parte comprare casa è un’impresa. Oltre agli affitti alle stelle anche i prezzi di acquisto sono proibitivi. E attenzione, questo non riguarda solo Firenze ma anche tutta l’area metropolitana e altre aree della Toscana».
La fotografia scattata in Toscana dal Sunia a inizio 2023 segnala dati preoccupanti. Nel 2022 gli sfratti pendenti erano cinquemila. Quest’anno dovrebbero aumentare del 30%. Sono poco più di 19mila le persone o famiglie che hanno chiesto un alloggio, 16mila le domande ammesse. La città con il maggior numero di domande è Firenze (3418), seguita da Pisa (2209), Prato (1854), Livorno (1795), Lucca (1647), Arezzo (1104), Grosseto (985), Siena (926), Empolese Valdelsa (790), Massa Carrara (784), Pistoia (636). Lo scorso anno sono stati assegnati quasi 300 abitazioni popolari. Ma ci sono 4mila alloggi sfitti perché in attesa di ristrutturazione. Sono aumentati nel corso degli anni, nel 2015 erano circa 1800. Mancano le risorse per ristrutturarli. L’edilizia pubblica, un’altra colonna dello stato sociale, scricchiola. Ma i governi hanno pensato e pensano ad altro.
Leggi lo studio nazionale Sunia-Udu sull’emergenza abitativa (pdf).