Qui Pistoia | Apriamoci al nuovo Facciamo rete

La sfida più grande? Andare oltre il nostro mondo e dialogare con i giovani. Battiamoci contro la fine della sanità pubblica. Parla Andrea Brachi

(dal numero di luglio/agosto 2023 di LiberEtà Toscana)

Parola d’ordine: contaminazione. O se vogliamo scambio, intreccio. È quello che legge nel futuro (anche quello più immediato) della sua organizzazione Andrea Brachi, segretario generale dello Spi Cgil di Pistoia. «Sono sempre più convinto che solo facendo rete fra associazioni e realtà territoriali si può fermare una deriva pericolosa, che ci ha
portati dritti al governo più a destra di sempre, e rilanciare le prospettive democratiche». Brachi, 66 anni, è al suo secondo mandato alla guida dei pensionati. Ha fama di uomo intelligente e dialogante, e questa vocazione al dialogo si è rivelata preziosa su una serie di poste quali la contrattazione sociale, legalità e recupero dei beni confiscati, e ora anche le comunità energetiche che vorrebbe costruire investendo su una alleanza tra cittadini, associazioni, amministrazioni locali e sindacato, mettendo a disposizione le sedi dello Spi.

Insisti spesso sulla necessità di trovare
intese con altri soggetti sociali. Lo Spi non ti basta più?
«Tutt’altro. Quando nel 2015 sono entrato nel sindacato dei pensionati, mi colpì subito la notevole attitudine all’ascolto, la volontà di preservare la memoria collettiva e dialogare nello stesso tempo con i più giovani, attraverso progetti che rinsaldano i rapporti intergenerazionali. Chiunque entri in una delle nostre leghe, su cui occorrerebbe investire di più, è accolto a prescindere dalla tessera. Lo Spi è la categoria più confederale della Cgil, per provenienza dei quadri ma anche per la necessità di confrontarsi ogni giorno con il territorio. Vedo un solo rischio: usare, a volte, un linguaggio e mettere in campo iniziative che parlano solo al nostro mondo, mentre è importante avere il coraggio di uscire dal recinto e parlare con tutti».

Uno dei temi ai quali tieni molto è
quello della legalità.
«Penso sia cruciale far comprendere ai cittadini che anche a Pistoia esiste la mafia. Solo sul nostro territorio abbiamo oltre cinquanta beni confiscati. A Quarrata abbiamo presentato un progetto di trasformazione di un bene molto articolato, coinvolgendo quattrocento studenti delle scuole medie, oltre a Libera e all’Arci, e i risultati si vedono: il campo della legalità che terremo a fine luglio sarà per la prima volta anche residenziale, con la possibilità per ragazzi provenienti da tutta Italia di pernottare. In attesa che parta il nostro progetto, per realizzare una fattoria didattica, orti sociali, e uno spazio dedicato alle vittime di mafia».

Due priorità per lo Spi?
«Innanzitutto la tutela dei diritti dei pensionati. Ritengo assurdo che l’Inps neghi alle persone gli assegni familiari o la quattordicesima, se non si inoltra una richiesta specifica. Secondo: la difesa e il rilancio della sanità pubblica. Portare in Toscana la platea potenziale dei medici di famiglia a 1.800 pazienti è una follia. Sappiamo che un rapporto ottimale sarebbe di uno a mille. Questo significa abolire di fatto il medico di base, porta di ingresso di una sanità che dovrebbe fare prevenzione e che invece si perde nel girone infernale delle liste d’attesa: non è giusto attendere diciotto mesi per una colonscopia che in intramoenia, pagando, si fa in poche settimane».

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