“Il decreto è deludente, l’ennesima occasione mancata per dare risposte a milioni di anziani e alle loro famiglie. Dopo tanti annunci del Governo, quasi tutto è rinviato a provvedimenti successivi e nessuna nuova risorsa è messa a disposizione”. Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi e il segretario nazionale dello Spi Stefano Cecconi, ascoltati in audizione dalle Commissioni Affari sociali di Camera e Senato sullo schema di decreto legislativo su anziani e non autosufficienza.
In primo luogo, Confederazione e Spi hanno sottolineato che c’è un nodo che attiene alle risorse: “Al decreto non sono assegnati nuovi investimenti ma si utilizza semplicemente un travaso di risorse da altri fondi a partire dal Fondo per la non autosufficienza già oggi assolutamente insufficiente, o dal PNRR (dalla cui rimodulazione sono già stati tagliati dal Governo 3 miliardi dalla M5 per il sociale), e senza risorse è impossibile garantire gli obiettivi della riforma”.
“Così disegnata – hanno aggiunto i dirigenti sindacali – la riforma non garantirà la necessaria presa in carico universale della condizione di fragilità delle persone anziane non autosufficienti tramite un rinnovato sistema di servizi. Al contrario, lo schema di decreto travisa ed eccede la delega, introducendo tre diverse fasce di popolazione anziana (65, 70, 80 anni) che, a parità di bisogni, riceveranno risposte differenziate o verranno escluse dall’accesso a servizi e prestazioni, con un’evidente e ingiustificata discriminazione, basata sull’età e non sui bisogni di cura. Inoltre, la sperimentazione della nuova misura della Prestazione Universale riguarda solo persone ultraottantenni con bisogno assistenziale gravissimo e in stato di povertà, ovvero unicamente solo 25 mila anziani non autosufficienti, lo 0,6% del totale”.
Se per Cgil e Spi è “positiva la valutazione dei bisogni da parte dei Punti Unici di Accesso (PUA), è negativo il rinvio per la definizione dei criteri di accesso e le modalità di funzionamento degli stessi, che non saranno quindi operativi. Così come sono inaccettabili i rinvii che ritardano ancora l’erogazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEPS) e una vera integrazione con i Livelli essenziali di assistenza (LEA), nonché il rinvio delle parti della delega riguardanti la domiciliarità e i servizi residenziali e semiresidenziali”.
“Ad oggi – hanno concluso Barbaresi e Cecconi – in assenza di confronto sui provvedimenti attuativi e senza un netto cambiamento di impostazione dello schema di decreto, resta il nostro giudizio critico e permangono le nostre preoccupazioni”.