Il peccato de I Gigli

Pessima figura parola di pubblicitario su La Nazione

L’incertezza sta nello scegliere se quella promozione del centro commerciale dei Gigli sia un peccato veniale o un peccato mortale. Certamente è un peccato. Va bene la confessione, più difficile l’assoluzione. Si sbaglia sempre quando si mischia il sacro con il profano.

Anche quando il colpo fu portato da una firma d’autore quale è stato Oliviero Toscani che scrisse: “chi mi ama mi segua” sul deretano in primo piano fasciato dai jeans. Apriti cielo.

Ora stringere un abbraccio mortale tra Liberazione e shopping, contraddire la festa nazionale con l’apertura alle vendite, è una vera pessima figura e sintomo di stoltezza.

Quella stoltezza che siccome non sa ritiene che anche gli altri non sappiano. Il 25 aprile cadde il fascismo, fu chiusa una pagina vergognosa della storia di questo nostro Paese.

Quello che pubblicizzano ai Gigli non è un’occasione di shopping ma una drammatica separazione tra la riconoscenza e la noia, tra la partecipazione e il degrado. Tra sapere chi siamo, dove siamo, e lo struscio della risacca. Le scuse non possono bastare, magari un provvedimento di deroga potrebbe rimediare. La figura è pessima e la vita è lunga. Parola di pubblicitario.

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