Il futuro del Paese in una canzone rap

Iniziativa dello Spi Cgil con i ragazzi dell’Istituto d’Arte di Firenze

Si parla delle età dell’oro succedutesi nel corso della storia dell’umanità e di come, ogni volta, ci si sia potuti rialzare, rinnovare e ripartire. Si cita l’Anno Mille, la peste del 1348. Annotano le studentesse e gli studenti della Terza E, indirizzo Design dell’Oreficeria, dell’Istituto d’Arte di Porta Romana, “durante il nostro percorso scolastico abbiamo visto come dopo ogni periodo buio vi sia sempre una rinascita”.
Ma quale rinascita dopo questi due anni di pandemia, e i ragazzi non la dimenticano, dopo la guerra di Putin contro l’Ucraina?
Alma Pioli risponde con una canzone rap. Che esegue dal vivo di fronte alle compagne e compagni di classe dell’Istituto d’Arte presenti nella Gipsoteca della scuola, sotto lo sguardo solenne e austero delle statue di gesso, a partire dal David di Michelangelo che la guarda e la ascolta dall’alto della sua imponenza.
Come scrivo” il titolo del brano. “Come scrivo dell’età dell’oro in modo canoro … premesso che questa è una storia disonesta, il progresso resta nella testa … vorrei una vita nuova ma il nuovo non ha vita e ti assicuro che è ripida la salita e che fatica, giuro, andare avanti al buio è grazie a una matita se coloro il mio futuro”.

Questa storia è partita il 22 novembre scorso da un’iniziativa, che dal 2016, vede protagonista la Lega Spi Cgil del Quartiere 1 di Firenze. Nel 2016, ricordiamo, il progetto proposto fu sull’alluvione di Firenze (era il cinquantesimo) e fu realizzato un documentario, nel 2017 sui diritti, il lavoro e la legalità, a cui prese parte il presidente del Senato Grasso.
Il Progetto scuola di quest’anno ha affrontato il tema della pandemia e dalla rinascita. Gli spunti su cui riflettere e lavorare da un incontro con Stefano Casini Benvenuti, ex Direttore dell’Irpet toscano. Progetto che ha visto impegnato anche il sindacato regionale dello Spi Cgil, presente alla cerimonia conclusiva alla Gipsoteca insieme al segretario dello Spi Cgil della Toscana Alessio Gramolati e a Giancarlo Mannelli e Lia Losa della Lega Firenze Quartiere 1.
Assistiti da Maria Cecilia Calabri, docente di letteratura italiana e storia e da Elena Quirini, docente di discipline plastiche e scultoree, le studentesse e gli studenti della Prima M, della Seconda M e della Terza E hanno presentato le loro elaborazioni del tema pandemia e rinascita.
“Quale futuro per il Paese”? Fa riflettere quello che dicono i ragazzi della Seconda M, che scrivono: “la pandemia ha incrementato la percentuale della popolazione povera, aumentando le diseguaglianze”. E Lisa che fa notare: “Adesso la tastiera è diventata il mio cuore” e sogna un posto “pieno di musica, completamente aperto, dove possiamo esprimerci e finalmente incontraci”. Carlotta auspica “uno spazio con degli stand dove i ragazzi possono presentare e far conoscere i loro hobby”. “Una cosa che mi è mancata tanto è stato lo sport”, lamenta Sara. Aida sogna “spazi dedicati esclusivamente a musica rock e metal”. E Lisa lo dice con una poesia: “Le otto dita che stringono quello che ho scritto, quell’apostrofo che ti ricordi sempre di mettere accarezza i tuoi messaggi, ma siamo distanti come parentesi”, che si chiude con questo verso “Quando torneremo a poter dire ‘Guarda che vista meravigliosa’”?
La classe 1M vorrebbe che si ricominciasse dagli alberi. “Gli alberi – dice Ginevra – raffigurano la speranza e la vita. In questi ultimi due anni, in cui la presenza dell’uomo è stata molto invadente, a causa dei lunghi lockdown, la natura si è ripresa i propri spazi; ciò ha dato a molti un segno di speranza e voglia di stare a contatto con l’aria aperta”. “Se costruire alberi finti ha portato tanta gioia in classe, figuriamoci quante ne porterebbe all’umanità piantandone di veri”, dice Mia. Hanno proposto tre bozzetti, il primo una sagoma di legno che ricorda una mano con le dita a matite colorate (per rappresentare l’eccessivo sfruttamento degli alberi); il secondo una struttura ottenuta intrecciando fili di ferro e fili colorati all’interno di una cornice dorata (rappresenta l’inquinamento dell’ambiente da parte dell’uomo); il terzo, strisce di stoffa colorata legate insieme con cui è stato avvolto il tronco di un albero del Parco della Pace. È stato un bellissimo lavoro di squadra, il loro commento.
La Terza E si è cimentata sull’età dell’oro. Se potrà mai ritornare e in che modo. “La riflessione sul concetto di rinascita, di ritorno ad un’età aurea, è stato un filo rosso che ha accompagnato il nostro percorso scolastico”. “Inutile negare che il Covid ha sconvolto le nostre vite, è stato per noi un periodo buio”, scrivono i ragazzi, che dicono di aver vissuto in un tempo sospeso “in cui tutto si era fermato o trasformato, niente sport, niente pomeriggi fuori o serate con gli amici, anche i legami affettivi e sociali sono stati tagliati”. Sembra di vivere nel terribile tempo “della pestifera mortalità” descritta nella famosa pagina introduttiva al Decameron che abbiamo letto quest’anno”. E citano anche un verso di De André, quello su “Dai diamanti non cresce niente, dal letame nascono i fiori”. Si può sempre chiedere aiuto ai versi di cantautori come De André e di poeti come Dante che potrebbero dare una mano a rinascere dallo sconforto e dalla disperazione. Serve un nuovo “incipit vita nova”, perché “fatichiamo a vedere una luce di speranza in questo modo, dove ad una pandemia è subentrata una guerra, dove il futuro per noi sembra incerto”. Ma se Dante fosse vissuto oggi, forse non avrebbe scritto la Vita Nova, un prosimetro (un componimento misto di prosa e versi), ma lo avrebbe cantato. “Così raccogliendo come fiori tutti i pensieri che ci sono passati in testa, in un’altalena costante tra speranza e sconforto, Alma ha scritto per noi una canzone …”. Doverosa la foto di gruppo finale.

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