Gramolati: “Legge di bilancio classista e corporativa”

La manovra economica del governo Meloni, le prospettive per l’Italia, la sfida demografica e la necessità di fare un patto intergenerazionale: sono alcuni dei temi toccati dal segretario generale dello Spi Cgil Toscana Alessio Gramolati durante la sua relazione introduttiva al XII Congresso regionale del sindacato, in corso il 18 e 19 gennaio al Teatro Goldoni di Livorno.

Riguardo alla legge di bilancio, appena varata dall’esecutivo, Gramolati ha parlato di “Una manovra classista e corporativa senza visione per il rilancio del Paese”. Poi ha aggiunto “Si sono ridotte le risorse per diminuire il cuneo fiscale del lavoro dipendente, reintrodotti i voucher, derubricato il salario minimo ancorato ai contratti nazionali, cancellato l’adeguamento delle pensioni per fare cassa a vantaggio di interessi corporativi di altre categorie. Non si è intervenuti per distribuire maggiormente extra profitti generati da speculazione e rendite di posizione e non si è intrapresa nessuna significativa azione di contenimento dei costi energetici, tant’è che mentre i prezzi di gas e petrolio scendono quelli dei carburanti e dell’energia elettrica salgono. E con loro l’inflazione mai così alta da 40 anni. Ma soprattutto si è dato un segnale devastante sul piano dei principi di solidarietà ed uguaglianza tra i cittadini su fisco e welfare. Di tutto avremmo avuto bisogno tranne tagliare l’adeguamento delle pensioni all’inflazione per favorire l’estensione della Flat tax per autonomi e professionisti”.

Gramolati ha affrontato poi il tema della sfida demografica e dell’esigenza di siglare un patto tra le generazioni, quella degli anziani e quella dei più giovani. “In Toscana gli anziani, quelli con più di 65 anni, sono il 25,8% della popolazione, in prevalenza donne. Ogni 100 ragazzi con meno di 14 anni ci sono 215 anziani. La buona notizia è che l’aspettativa di vita è di 84 anni per gli uomini e 86 per le donne, la cattiva che nascono pochi figli. L’indice di dipendenza strutturale è passato dal 55,9% del 2010 al 61,1% del 2022. Non è una peculiarità toscana: secondo un rapporto di Eurostat in Europa l’indice di dipendenza anziani salirà dal 34,8% di adesso al 56,7% nel 2050. Questi dati impongono una politica all’altezza della sfida. Non abbiamo solo il compito di riempire di benessere questi 20 anni di vita in più che ci siamo conquistati, abbiamo bisogno di farlo in un patto con le nuove generazioni. Migliorare i servizi e la cura degli anziani significa infatti alzare la qualità del welfare ma anche del lavoro. Significa liberare risorse anche in termine di investimenti che altrimenti finiscono per giacere inerti nella rendita”.

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