Diario delle cento piazze | 9. A Calenzano si firma anche durante il pranzo insieme

Occuparsi dei propri anziani, prendersi cura di loro, dovrebbe essere ai primi posti tra gli obiettivi di una società civile. Invece tanti anziani, malati, non autosufficienti, vivono senza una mano tesa verso di loro, soli. La solitudine di un anziano è lacerante, un’emergenza nell’emergenza. «Nella zona di nostra competenza a inizio 2022 avevamo in carico 3281 anziani, di cui 2441 non autosufficienti. Di questi ultimi 638 sono stati inseriti in una Rsa, 365 sono soli» dice Sabrina Enea, responsabile area anziani della Società della salute Firenze nord ovest, che comprende 209 mila abitanti di cui 51610 oltre i 65 anni, cioè il 24%. La solitudine emerge con forza nell’incontro organizzato a fine novembre dallo Spi Cgil di Calenzano nella sala della biblioteca civica, una delle tappe dello Spi Toscana per promuovere anche la raccolta di firme che punta a salvare la sanità pubblica. «638 anziani inseriti nelle Rsa significa che per loro non è stato possibile un progetto domiciliare assistenziale. Ma la gestione a domicilio dell’anziano resta per noi l’obiettivo principale» aggiunge con passione Sabrina Enea, ricordando che nell’area Firenze nord ovest ci sono altri 193 anziani soli, in questo caso autosufficienti, tra coloro che sono stati presi in carico dalla Società della salute: «La scommessa su cui puntare è rafforzare l’assistenza domiciliare, monitorare costantemente le situazioni più fragili. I familiari spesso sono stanchi, non ce la fanno più, ma l’anziano vuole restare a casa e noi dobbiamo fare in modo che questo sia possibile».

A Carraia, una manciata di case nel comune di Calenzano, sono tanti gli anziani che hanno firmato per la petizione dello Spi Cgil toscano a difesa della sanità pubblica. Qui, per combattere la solitudine, lo Spi di Calenzano organizza i giovedì del pranzo insieme al circolo Arci, costo del pranzo 5 euro. Un momento per socializzare. L’iniziativa è stata un successo, quasi una rinascita per tanti anziani dopo il periodo buio della pandemia, della solitudine. «Da una indagine Istat risulta che gli anziani non autosufficienti con oltre 75 anni in Italia sono 2 milioni e 700 mila, di cui un milione e 300 mila sono soli o con coniuge e 150 mila non hanno neppure 500 euro al mese, mentre altri 564 mila non autosufficienti abitano dal secondo piano in su in palazzi senza ascensore. È uno scandalo» ha detto monsignor Vincenzo Paglia ricordando, se qualcuno si fosse distratto, che «si muore di solitudine». Paglia è presidente della Pontificia Accademia per la vita e guida la commissione per la riforma dell’assistenza anziani non autosufficienti nata quando era presidente del Consiglio Mario Draghi. Quel percorso ha partorito la legge delega 33 del 2023 che ha come obiettivo principale proprio quello di «consentire agli anziani malati di restare a casa, dove sono sempre vissuti e dare loro la ricchezza delle relazioni». È un traguardo possibile, considerato che oggi si spendono in Italia 12 miliardi per l’assistenza agli anziani nelle Rsa mentre se ne spendono due per gli over 75 che usufruiscono dell’assistenza domiciliare. Andrebbe ribaltato il rapporto ma soprattutto dal governo andrebbero garantite risorse adeguate per trasformare quel progetto, un progetto di sanità pubblica, in realtà. «Senza la sanità pubblica chi si occuperà degli anziani più fragili, che non hanno soldi e magari vivono soli» si chiede Renato, ex metalmeccanico in pensione, mentre firma la petizione dello Spi Cgil al banco allestito al circolo Arci di Carraia. «La spinta che portò alla nascita del Servizio sanitario nazionale pubblico nel ’78 arrivò dalla base. Allora sentimmo la sanità come nostra e vincemmo la battaglia, anche se le mutue erano forti. Oggi come allora dobbiamo sentire la sanità pubblica come nostra, se la perdiamo vuol dire che abbiamo perso qualcosa di nostro» dice Claudio Bicchielli, segretario dello Spi Cgil di Calenzano. Ma la sanità pubblica scricchiola.

Alle Croci, frazione del comune di Calenzano, per poter avere il medico di famiglia gli abitanti devono andare a Carraia o a Calenzano. «Mia moglie dopo una visita neurologica al Cto di Firenze nell’autunno 2022 doveva fare un esame diagnostico importante, andai a prendere l’appuntamento, primo posto disponibile ad agosto 2023» dice Mauro, 71 anni, al circolo Arci di Carraia. «Il problema sono le liste di attesa, certamente. Quando poi finisci in ospedale invece devo dire, per la mia esperienza, che si trova grande professionalità e accoglienza» sottolinea Giampaolo Nibbi, ottant’anni. «La speranza è che la telemedicina possa risolvere almeno in parte certi problemi nelle zone più disagiate, stiamo lavorando anche su questo» sottolinea l’assessore Stefano Pelagatti del comune di Calenzano. Il timore di fondo però è che con questo governo di destra «senza dirlo apertamente si stia gradualmente abbandonando la sanità pubblica per passare a un altro modello – dice Mario Batistini segretario dello Spi Cgil di Firenze all’incontro sulla sanità a Calenzano – Noi quel modello nato nel ’78 dobbiamo invece difenderlo – aggiunge – perché, tanto per fare un esempio, mi dite voi come sarebbero sostenibili certe terapie senza la sanità pubblica? Penso all’epatite C, ma anche a tante altre. E poi attenzione a esaltare il welfare aziendale come è stato fatto finora, visto che conduce nella direzione opposta a quella di una sanità pubblica. Il tema della salute deve diventare un elemento base della politica, che deve dare una svolta, deve metterci più pepe, deve dare chiarezza nella direzione da prendere, con forza» conclude Batistini con un messaggio che sembra rivolto anche, o forse soprattutto, alle forze politiche di sinistra.

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