Per il dibattito aperto con la seconda puntata di Pianeta Terra, pubblichiamo il contenuto di Giuseppe Matulli, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea.
Giuseppe Matulli
La consapevolezza che il “dopo coronavirus” non sarà come prima, sollecita a pensare nuovi modelli in qualche modo definitivi (saltando l’inevitabile periodo di variabile incertezza).
Per la mobilità, sembra che il “senso comune” manzoniano si affretti, almeno a Firenze, a indicare un ritorno al passato e siccome non si ha il coraggio di proporre lo smantellamento del sistema della mobilità su ferro se ne sostiene l’interruzione, magari accompagnata dalla abolizione della ZTL .
Sembra invece che il “buon senso” suggerisca di utilizzare l’emergenza per assumere la consapevolezza di un approccio sistemico nella gestione della città, altrimenti il rischio è il meccanismo che ha caratterizzato il passato: con la funzione più forte che sacrifica le altre, al di fuori di ogni valutazione e di ogni prospettiva di interesse generale, con le conseguenze constatate (ad esempio l’espulsione della residenza).
L’approccio sistemico ha necessità di conoscenza per programmare soluzioni temporanee e prospettive. Nell’immediato la situazione di convivenza con la pandemia è temporanea e richiede una risposta temporanea, che non può né deve avere una valenza prospettica più generale.
Per avere i dati necessari per una visione sistemica idonea ad effettuare le scelte (anche quelle specifiche relative alla mobilità) è necessario avere dati aggiornati sulle consistenze delle diverse funzioni e sulla loro evoluzione, tali da poter essere utilizzate per simulare le soluzioni possibili, in particolare per progettare i “tempi della città”. A questo proposito sarebbe di grande efficacia, credo, mettere attorno a un tavolo quello che un tempo – forse troppo lontano? – avevamo ipotizzato come “tavolo metropolitano della mobilità” che è la sola sede per avere informazioni, ma soprattutto costruire e validare ipotesi di modelli dei tempi della città.
Una struttura di questo genere avrebbe il vantaggio di produrre in tempi rapidi gli elementi di analisi della situazione pre-epidemica, e al tempo stesso di consigliare i mutamenti temporanei da introdurre nell’immediato e di raccogliere gli elementi per le fasi successive nella prospettiva della evoluzione e del superamento della emergenza.
In una sede come quella richiamata, le scelte di valore potrebbero concretizzarsi in scelte concrete e operative e tradotte in modelli di una realtà urbana di cui la città sia almeno consapevole, senza constatare le trasformazioni soltanto quando stanno verificandosi e già assumono il carattere della irreversibilità