Lo SPI CGIL ripercorre i luoghi della memoria partendo da Sant’Anna di Stazzema

A ottant’anni da due delle più devastanti stragi nazifasciste compiute in Italia il sindacato dei pensionati della Cgil ripercorre i luoghi della memoria, attraverso l’iniziativa “È questo il fiore” promossa dallo Spi Cgil nazionale insieme allo Spi della Toscana e a quello dell’Emilia Romagna, che ha preso il via oggi a Sant’Anna di Stazzema e proseguirà domani a Marzabotto.
La due giorni ha avuto inizio giovedì 17 ottobre con la deposizione di una corona a Sant’Anna di Stazzema. Maurizio Verona, Sindaco di Stazzema ha ricordato il sostegno da parte del sindacato pensionati per mantenere vivo il valore dell’antifascismo e lo sforzo per trasferire la memoria ai giovani, ricordando la proposta di legge che punisce la propaganda di fascismo e nazismo, la cui raccolta di firme era partita proprio da Stazzema.
Tania Scacchetti, Segretaria generale Spi Cgil, ha sottolineato come essere a Stazzema e nutrire la memoria “con gli occhi” sia molto diverso dal leggere sui libri l’orrore della strage. Accanto a questo Scacchetti ha evidenziato gli attuali rischi di revisionismo storico e l’esigenza di praticare la memoria, renderla viva e attualizzarla, un impegno da cui lo Spi non intende in alcun modo arretrare. Vannino Chiti, Presidente dell’Istituto Storico della resistenza e dell’età contemporanea della Toscana ha elencato i numeri delle stragi perpetrate dai nazifascisti in Toscana: 807 le stragi operate e 4413 le vittime. A Stazzema furono 560 le persone massacrate – molti dei quali erano bambini – senza nessuna giustificazione. Accanto alla commozione e alla riflessione occorre, ha evidenziato Chiti, l’impegno nell’attualità: provvedimenti come la legge sull’autonomia differenziata o il ddl sicurezza rischiano di colpire quella democrazia che ci hanno lasciato in eredità i partigiani.
All’iniziativa ha portato i suoi saluti il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che ha ricordato come Sant’Anna abbia rappresentato una delle espressioni più tremende di quell’ideologia che aveva portato al fascismo e al al nazismo. Quello che qui si è visto quel 12 agosto 1944, ha ricordato Giani, è qualcosa di abominevole e così brutale da non pensare che possa essere commesso da chi ha un briciolo di senso dell’umanità. Eppure è accaduto.
C’è stato un momento di grande commozione quando hanno preso la parola due superstiti dell’eccidio: Mario Marsili, che all’epoca aveva 6 anni, ha portato la propria preziosa testimonianza ripercorrendo i momenti di terrore e rivivendo il gesto eroico della madre, morta per proteggerlo. Ha poi lanciato un appello alle nuove generazioni perché sappiano trarre dalle memorie non più le guerre ma un percorso di vita improntato ai valori di libertà, democrazia e pace. Adele Pardini, anche lei sopravvissuta da bambina all’eccidio, ha ripercorso i terribili istanti della morte della madre e, nei giorni successivi alla strage, di alcune sorelle.
Nel pomeriggio l’iniziativa ha visto una tavola rotonda coordinata da Cristiano Marcacci, direttore de il Tirreno. Annalisa Savino, dirigente scolastico del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Firenze ha evidenziato come l’attenzione sul presente sia una dimensione che a scuola va sollecitata e come il lavoro sulla memoria sia strettamente collegato a quello sulla partecipazione. Secondo la dirigente scolastica per fare bene la memoria è anche importante uscire fuori dalla “mitologia”, presentando agli studenti le persone nelle loro storie reali e nella loro normalità, prima che nel loro eroismo. La storica Simonetta Soldani ha posto l’accento sull’attenzione alla memoria, che è qualcosa che muta col tempo, con le sensibilità e con l’età, è un oggetto vivo, plastico. Per questo, ha detto Soldani, la memoria va sempre confrontata con la storia. Per Stefano Landini, Segretario Nazionale Spi Cgil, recuperare la memoria è un dovere nei confronti delle giovani generazioni, alle quali va trasmesso ciò che è avvenuto, e sottolineando l’importanza di esercitare il diritto al voto in un Paese in cui nemmeno il 50 per cento delle persone va a votare.
A seguire è andato in scena lo spettacolo teatrale “Il corpo. Voci di donne nel delitto Matteotti”, da un’idea di Riccardo Nencini, di e con Anna Meacci, Daniela Morozzi e Chiara Riondino che ha visto la partecipazione di Elena Matteotti, nipote di Giacomo.

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