Vorrei ricordare il nostro grande amico Beppe Matulli, formidabile e generoso sostenitore di molte delle nostre iniziative e instancabile animatore del pensatoio di idee dello SPI Toscano che chiamavamo amichevolmente Gruppo del tè, per l’orario dei nostri incontri, affidando le parole a Michele Ventura al quale ho chiesto un ricordo di questa straordinaria persona.
Alessio Gramolati
Beppe Matulli è stato un uomo serio, rigoroso, leale, la sua scomparsa addolora e ci interroga.
Ci addolora da un punto di vista strettamente umano, tipico di quando se ne va una persona cara, quando si sono intrecciati i rapporti che sono andati al di là delle formalità e del ruolo, sino a sfiorare, oltre la stima, l’amicizia.
Ci interroga relativamente a ciò che è rimasto di una lunga e travagliata esperienza politica.
Beppe fa parte di quella generazione che ha raccolto l’eredità dei Costituenti e degli uomini della Resistenza e l’ha conclusa, dopo varie esperienze, come Presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea quale coronamento esemplare di tutta un’esistenza.
Beppe è stato in primo luogo un uomo delle Istituzioni, un degasperiano. De Gasperi come uomo di partito, ma soprattutto statista. Beppe era molto fiero di quella bella biografia scritta sullo statista trentino che abbiamo presentato molte volte insieme.
Prima De Gasperi e poi De Mita del quale apprezzava la finezza intellettuale.
Beppe è stato Sindaco di Marradi, Consigliere regionale, Deputato e Sottosegretario, Vicesindaco di Firenze, e tutti ricordiamo il suo impegno per la realizzazione della tramvia.
L’impegno di Beppe Matulli non era volto all’affermazione smodata del proprio io, ma piuttosto alla realizzazione di obiettivi comuni. Era un uomo del “noi”, non amava i modi spregiudicati e arrembanti che hanno ridotto gran parte della politica ad uno spettacolo gaudente e volgare.
Ciao Beppe. Ci mancherà il tuo impegno politico e civile, come quello rivolto, attraverso l’Associazione Pantagruel, al miglioramento delle condizioni dei detenuti.
Ci mancheranno le tue citazioni e sollecitazioni sulla politica, ma soprattutto ci mancherai tu.
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A seguire il ricordo di Beppe Matulli a firma di Marco Tognetti, Responsabile didattico Progetto Formazione sulla Legalità digitale – Suvignano
Caro Beppe,
in questi giorni tanti sono stati i messaggi brevi e lunghi, gli articoli e i post che ti hanno ricordato, descrivendo l’eredità pubblica che lasci, le tue azioni per la città, e così via. Oggi al tuo funerale persone ben più importanti di me non mancheranno di ricordarti per questo, ancora, e a buona ragione.
Io voglio invece ricordare tre piccole cose di te, sulla falsa riga di quel consiglio che mi desti quando mi regalasti “E fu subito regime” di Emilio Gentile: “Se vuoi capire le cose guarda i segnali deboli!”.
La prima cosa che ricorderò di te è la tua voce, che sapeva essere profonda e forte. Il tuo “eh-ehm!” quando la schiarivi, preludio e pausa prima del tuo intervenire. Nella tua voce c’eri tutto tu: presente, rotonda, sapeva diventare ironica e accogliente, sicura ma anche silenziosa, in ascolto.
La seconda sono i pistacchi. Prima dei “pranzi/cene matulliani” a casa tua amavo il momento seduti al tavolino di legno basso mangiando i pistacchi. In quei momenti una parte di te era ben presente nelle conversazioni che anzi spesso animavi e stimolavi, un’altra non perdeva d’occhio l’orario e le cose da fare perché ci si ritrovasse di lì a breve tutti a tavola. Mi hai insegnato che un processo di accoglienza curato nei tempi e nei modi non significa un processo artefatto, anzi.
E l’ultima è la parola “enorme”. C’erano concetti e persone che ti piaceva definire “enormi”, anzi come lo dicevi tu soffermandoti sulla “o” “enooormi”, come De Gasperi di cui hai tanto scritto, ma valeva anche per molti altri meno noti che ti avevano però colpito. In quell’enormi emergeva tutta la tua umiltà e curiosità, viva e libera fino alla fine.
Grazie Beppe, buon viaggio, e ci vediamo tra un po’,
m.