Quello passato e quello in cui stiamo entrando. Un bilancio agrodolce per non deprimerci troppo.
(Dal numero di dicembre di LiberEtà Toscana)
Una volta tanto proviamo a partire dal titolo. L’argomento è una riflessione, un bilancio sull’anno che ci sta lasciando e una previsione su quello che verrà. Il 2022 è stato un anno molto difficile. Il 2023 sarà in continuità, sarà migliore, oppure risulterà addirittura peggiore del 2022, come sembra? Ho chiesto pareri ad alcune persone e tutte inizialmente hanno reagito con una battuta, quasi volessero scrivere loro il titolo. Da «siamo allegri di questo periodo!» di Stefano Casini Benvenuti, ex direttore dell’Irpet della Toscana, a «da un anno oscuro a un anno nero», del segretario regionale del sindacato dei pensionati della Cgil, Alessio Gramolati, che ci mette dentro anche la novità politica scaturita dalle elezioni del 25 settembre.
Alfonso Musci, storico della filosofia e ricercatore presso l’università di Firenze non mi dà il titolo ma mi fornisce delle suggestioni. Ha recentemente pubblicato Dalla catastrofe alla speranza, un alfabeto politico della vita offesa (editore Antonio Mandese). Mi sembra il libro giusto nel momento giusto, un libro di “resistenza grafica” all’erosione della memoria. Musci propone un alfabeto della contemporaneità e si concentra sul legame nascosto tra catastrofe, vita offesa e speranza. «Sono traumi talmente profondi – dice – che, come tutti i traumi, vengono rimossi e, quindi, sono potenzialmente destinati a ripetersi».
Ecco allora che viene in soccorso la scrittura. «La memoria ci aiuta a vivere, anche a riconoscere i pericoli, i rischi. La scrittura in un’epoca di questo tipo, apocalittica, diventa uno strumento di salvezza. L’erosione della memoria fa parte della catastrofe, la catastrofe porta con sé la memoria. La scrittura significa vigilare contro l’assopimento, l’erosione». Allora, cominciamo con il 2022. Che segue il 2021 e, prima ancora, il 2020. Ricordiamo bene i primi di marzo del 2020, quando, causa pandemia, fummo costretti ad abbandonare ufficio e scrivania e, da quel momento cominciare a lavorare da casa con il computer? Scoprimmo lo smart working!
Da lì un susseguirsi inarrestabile di problemi: pandemia, cambiamenti climatici, siccità, guerra, morti e distruzioni, l’impennata dei prezzi, l’aumento dei costi energetici e
dei generi di prima necessità. Basterebbe risfogliare i numeri di LiberEtà di quest’anno
per rileggere le crisi susseguitesi. Un titolo di un articolo di Stefano Vetusti, pubblicato a giugno, recitava: “Caro bollette, prezzi alle stelle. L’aumento dei costi di gas e luce manda in crisi le famiglie. Gli anziani sono i più colpiti”.
I rincari, che per la verità erano cominciati già alla fine del 2021, con la guerra in
Ucraina sono saliti alle stelle, ricorda Vetusti. In media l’Irpet stima che quest’anno
il caro energia costerà 1.747 euro in più per ogni famiglia toscana: 920 euro per l’elettricità, 600 euro per il gas e il resto per il caro carburanti. Con un’annotazione: «Il peso sarà ovviamente maggiore per le famiglie più povere, esposte alla crescita dei prezzi». Nel mese di ottobre viene reso noto il rapporto della Caritas nazionale: due
milioni di famiglie in povertà assoluta: il 10 per cento della popolazione italiana.
La Caritas segnala un incremento del 7,7 per cento degli assistiti rispetto al
2020, nonostante il 2021 sia stato un anno di ripresa economica. E il 2023?
«Il prossimo anno – sostiene Gramolati – tutti i fondamentali saranno ancora
più critici: debito più alto, crescita più bassa, inflazione più alta, occupazione
più fragile». «Il 2022 – nota Stefano Casini Benvenuti – ha nascosto un po’ i problemi, per l’effetto rimbalzo rispetto all’anno precedente. I primi effetti della guerra già si sono avvertiti. Ma è l’inverno che fa paura».
E la Toscana? Ha avuto difficoltà maggiori durante la fase della pandemia, con turismo, moda, industria del divertimento in affanno. Con la ripresa dell’economia ha invece fatto registrare un salto più rilevante. Nella prima parte del 2022 andamenti piuttosto positivi, in quest’ultima fase invece si segnala un rallentamento maggiore. A cominciare dalle imprese energivore.