(dal numero di LiberEtà Toscana di maggio 2024)
Sulla cima di una collina, il pensionato Marco Vanni ha posto una cabina dove chi vuole affida alle correnti i suoi pensieri per le persone più care
Nel percorso di pura immersione, nello splendore della campagna Toscana e nel cuore della Valdera, si raggiunge un cocuzzolo nel podere Tegolaia, di proprietà dell’azienda agricola di Santo Pietro Belvedere, che ha messo a disposizione lo spazio sulla collina.
Siamo a Capannoli, in provincia di Pisa, dove, dal 21 dicembre 2023, giorno del solstizio d’inverno, è stato installato il “telefono del vento”. Una sorta di cabina telefonica nelle campagne pisane, per meditare e mandare messaggi a chi purtroppo non c’è più (ma non solo). Niente di esoterico, bensì una laicissima dimensione spirituale che si percepisce immediatamente dai pensieri che le persone lasciano su un quadernetto messo a disposizione da Marco Vanni. Già, Marco, il vero protagonista e artefice della cabina. Appena ci incontriamo, in cima alla collina, mi confessa immediatamente che lui, finalmente in pensione, si sta dedicando ai progetti che ha sempre accarezzato. «Sono libero dalle catene del lavoro e quindi posso realizzare ciò che mi piace», sottolinea. «Durante la pandemia, l’idea del telefono del vento nasce dalla conoscenza della notizia che la “prima esperienza” era stata realizzata in Giappone, nel 2011, dopo la devastante esperienza del
terremoto e dello tsunami. Da quel momento non mi sono più fermato fino alla piena realizzazione del progetto», afferma Marco.
E in effetti la cabina sta proprio lì. Tutta in legno e dall’elegante colore bianco bordato di verde, è stata realizzata dal bravissimo falegname Romeo Gorini, su disegno di Matteo Bagnoli. Così, grazie alla regia e alla determinazione di Marco, la cabina telefonica ha preso forma. Sopra a una collina panoramica e poco distante dal cimitero. Un punto dove soffia
sempre il vento. «Il telefono del vento – continua Marco – è un’installazione che combina natura e dimensione artistica, creando un’esperienza percettiva unica. Un luogo dove lasciare che la tua voce arrivi a chi ti è caro». Il telefono si trova in un luogo in cui si può meditare e affidare al vento pensieri, sogni e desideri, «con la convinzione che qualcuno possa davvero riceverli e ascoltarli». «Ma non solo – prosegue – per parlare con chi non c’è più. La mia convinzione è di aver creato un punto di meditazione, un luogo dove poter affidare al vento i nostri pensieri, le nostre angosce, i nostri desideri, gridare le nostre emozioni perché il vento non le giudica, anzi, le prende e le recapita ovunque». In effetti tra le centinaia di frasi lasciate dai visitatori, molte sembrano in armonia con i propositi di Marco. Una mi ha colpito in particolare e recita così: «E nel silenzio io ti ascolterò/se sarai vento, canterai». Caro Marco, lasciamo che il vento canti!