Una casa per gli anziani

(dal numero di Liberetà Toscana di giugno 2024)

Da metà aprile è partito a Novoli (Firenze) il progetto “Vivismart”, che ha l’obiettivo di dare una casa a persone con più di 65 anni ancora autosufficienti. Il condominio offre servizi in condivisione ed è una risposta non alla povertà ma alla solitudine nella terza età. Gli affitti degli appartamenti sono però fuori dalla portata di molte famiglie

«Sono rinata – dice Maria, ipovedente, 89 anni –. Il personale pensa a tutto». «Sono venuta a vivere qui per stare in compagnia – dice un’altra anziana – per fare delle amicizie. E poi perché siamo assistiti bene». C’è anche Rosalia: «Le persone sono tutte gentili e si mangia benissimo. Anche troppo» dice sorridendo. A Firenze, in via Baracca 48 nel quartiere di Novoli, a nord del centro storico, è stato inaugurato il 15 aprile un condominio
per chi ha più di 65 anni. Si chiama senior housing, per il vezzo sempre più frequente di preferire – chissà perché – i termini inglesi. Un grande striscione verde bene in vista, calato da un terrazzo, annuncia infatti appartamenti in affitto per gli over 65 e invita a contattare un numero di telefono. Il senior housing – lo sintetizza bene il sito di riferimento in Italia – consiste in una serie di appartamenti indipendenti, con cucina, insieme a una serie di servizi in comune, per persone autosufficienti con oltre 65 anni. È una novità di questi tempi in Italia, ma non oltre confine.

Le prime esperienze risalgono agli anni Sessanta nel Nord Europa, quindi in Giappone e negli Stati Uniti. In alcuni casi può essere una soluzione per esigenze particolari che difficilmente troverebbero spazio sul mercato. Nel caso del condominio di Novoli c’è chi vuole portare a Firenze il padre che vive solo a Napoli, chi vorrebbe fare la stessa cosa con la madre che invece abita a Siena. Tra i condomini c’è anche un anziano che viveva in albergo. E una famiglia con la madre che comincia ad avere problemi cognitivi ma è ancora attiva: «Siamo io e mio marito – dice la figlia Manuela, che lavora in un negozio vicino al condominio –, non abbiamo figli, abbiamo fatto questa scelta per tenere mia madre con noi. Così è assistita anche quando noi siamo al lavoro». Il senior housing è una soluzione
pensata soprattutto per rispondere al bisogno di stare insieme, socializzare, per creare una specie di “famiglia” allargata. Non è una risposta alla povertà, semmai alla solitudine. Non prevede la partecipazione di enti pubblici, anche se all’inaugurazione erano presenti sia il governatore della Toscana, Eugenio Giani, sia Sara Funaro, assessora al Welfare del Comune di Firenze, ora candidata a sindaco. È un progetto frutto di investimenti privati: gli appartamenti, infatti, sono stati ricavati grazie alla ristrutturazione di un immobile
in degrado, occupato dalla metà degli anni Ottanta fino a pochi anni fa, con un investimento di circa tre milioni e mezzo, frutto dell’utilizzo del bonus edilizio 110 per cento e in parte dell’investimento della società Sacip che fa capo alla famiglia Rangoni. I Rangoni
sono storici imprenditori del made in Italy per le scarpe da donna, dal fondatore
Ugo agli eredi. Una volta ristrutturato e costruiti gli appartamenti, l’immobile è stato ceduto in affitto per venti anni al consorzio Fabrica, capofila del progetto senior housing “Vivismart” che prevede la partecipazione anche di cooperative sociali come “Il Girasole”
e il “Consorzio Co&So”. A chi fa concorrenza il senior housing di Novoli? Non alle case di riposo, pubbliche o private, che accolgono anziani soli autosufficienti o solo in parte non autosufficienti, con assistenza sociosanitaria. Nelle case di riposo ci sono spazi comuni e camere singole o doppie, ma non appartamenti privati indipendenti. Né tantomeno fa concorrenza alle Rsa dove domina la componente della non autosufficienza. «Sappiamo che non è un progetto per tutti. Non nasce per dare una risposta alla povertà» dice Rafael Tronquini, responsabile della comunicazione di Vivismart. «Noi ci rivolgiamo a un target che non ha risposte per questa tipologia di servizi», sottolinea Lorenzo Terzani, presidente del consorzio Fabrica. L’affitto mensile va da un minimo di 1.265 a 1.475 euro. Non sono comprese le bollette di luce, acqua, rifiuti, telefono, internet. Si tratta di somme impossibili da sostenere per chi vive con la maggior parte delle pensioni italiane, anche se sono previsti contributi mensili da parte della Fondazione Cassa di risparmio di Firenze,
che partecipa al progetto.

I contributi variano in base all’Isee. Al di sotto dei 10-12.000 euro di Isee non vengono accettati contratti, a meno che intervengano garanzie da parte dei familiari. Per Isee da 12.000 a 21.500 euro viene concesso un contributo mensile di 390 euro; da 21.500 a 26.500 euro il contributo è di 290 euro; da 26.500 a 35.000 euro il contributo è pari a 190 euro e si azzera oltre i 35.000 euro di Isee. La Fondazione Cassa di risparmio di Firenze impegna circa centomila euro all’anno per i contributi. Nel canone oltre all’affitto per l’appartamento (bilocali da circa cinquanta metri quadri, trilocali da circa settanta) sono comprese le spese per le pulizie condominiali, l’assistenza alla persona, la reperibilità notturna per le emergenze, l’utilizzo della lavanderia condominiale due volte alla settimana, la palestra, le attività ricreative e di socializzazione. Al piano terra nasceranno tre ambulatori: uno per le ecografie, uno per gli esami del sangue e uno per le visite mediche specialistiche. Vengono stipulati contratti di affitto con la formula quattro anni più quattro. Fino ai primi giorni di maggio ne erano stati stipulati 14. Gli appartamenti disponibili in affitto in tutto sono 37.

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