“50 anni fa lo Statuto dei Lavoratori. Celebrarlo forse non basta?”
Il contributo di Vincenzo Bonelli*
Maggio 1970, il Parlamento approva lo Statuto. Con la mia compagna ero ad Ariccia, al Centro Studi della CGIL per la mia tesi di Laurea. Cercavamo sulla stampa sindacale dal dopoguerra al ’69 gli articoli per ricostruire l’evoluzione delle posizioni sindacali dinanzi alle innovazioni tecnologiche.
Con Barbara Pepitoni, responsabile della Biblioteca parlammo di questa nuova legge. Per lei lo Statuto avrebbe modificato le condizioni di lavoro e dei rapporti sindacali, per noi ci voleva “ben altro”. Dopo le lotte studentesche e l’autunno caldo, eravamo convinti che la “classe operaia” all’offensiva avrebbe cambiato il mondo. Quella legge ci sembrava solo un piccolo compromesso.
Luglio 1993, Governo Ciampi, Sindacati e Confindustria stipulano un Protocollo che vara la “concertazione” e genera l’Accordo Interconfederale del 20 dicembre tra Confindustria, CGIL, CISL e UIL per la costituzione delle RAPPRESENTANZE SINDACALI UNITARIE.
Pochi mesi dopo in Toscana, il Presidente Chiti chiama le parti sociali per realizzare un simile accordo calato sullo sviluppo territoriale della regione. Partecipo alla stesura dell’Accordo in rappresentanza di Confindustria Toscana. Ritorno ad occuparmi di lavoro e di politiche di sviluppo.
In poco più di 20 anni erano successe molte cose, nel mondo, in Italia, nella vita di tanti, che come noi avevano sognato una società diversa.
Il terrorismo, il riflusso, l’edonismo reganiano. Regan nella Cina di Deng. La perestrojka, la caduta di Gorbaciov, il crollo del Muro di Berlino, il trattato di Schengen, l’abolizione delle barriere doganali e tariffarie, lo sviluppo del commercio internazionale, l’affermarsi di una economia aperta, i primi passi nella globalizzazione.
Cosa era successo allo Statuto? In questi anni era stato la base dell’evoluzione del diritto del lavoro in Italia. Come aveva previsto Barbara “Con lo Statuto la Costituzione entra in fabbrica, riconoscendo la nuova realtà generata dalle lotte d’autunno, lotte per le riforme sociali e per la costruzione di una società più democratica”.
Cosa era successo alla Confindustria? Aveva girato decisamente pagina passando dalle posizioni di chiusura del ’70 quando attaccava “queste formule di ‘democratizzazione’, lesive delle decisioni economiche e produttive dell’imprenditore”, a quelle di una nuova stagione delle relazioni industriali.
Cosa era successo a me? In quei venti anni avevo cambiato più volte la mia attività lavorativa e da ricercatore ero diventato lavoratore autonomo, partita iva, imprenditore, dirigente, sempre attento all’innovazione e a non tradire quei valori che nel ’68 mi avevano fatto abbracciare le lotte studentesche e operaie.
In quegli anni di cambiamenti della nostra società, della nostra economia, delle nostre vite, mi ero convinto che “merito” e “saperi” avrebbero migliorato il mondo del lavoro e le relazioni tra le parti sociali e che l’economia della conoscenza sarebbe stata la base di una società migliore. Il Patto era una opportunità da cogliere pienamente, sarebbe stato il mezzo per arrivarci.
Ancora oggi considero il ’93 la naturale evoluzione dello Statuto. Un nuovo segnale di cambiamento per costruire una società migliore basata su valori forti: dignità del lavoro, ruolo dei lavoratori nelle scelte aziendali e delle parti sociali nelle politiche di sviluppo. Partecipazione, condivisione e corresponsabilizzazione nel rapporto dialettico dei corpi intermedi della società con la Politica. Ma il Paese non seppe cogliere fino in fondo questo cambio di passo, ma questa è una storia diversa che forse tratteremo in questo spazio appena possibile.
(*Vincenzo Bonelli: Presidente Isia Firenze per il triennio 2019-2022. Ricercatore, imprenditore seriale, manager, business angel, mentor. Dopo aver terminato l’attività lavorativa in imprese piccole, medie e grandi, italiane e multinazionali, nel sistema Confindustria e nel sistema Camerale, si dedica dedica pro bono ad iniziative pubbliche. Nel 2009 ha coordinato il “Tavolo della mobilità dell’area metropolitana fiorentina”, dal 2013 ha presieduto un’associazione di business angels, dal 2017 Consigliere delegato della SSATI Scuola di Scienze Aziendali e Tecnologie Industriali, si è occupato della nascita del Murate Idea Park. Dal 2019 è Presidente dell’ISIA Istituto Superiore Industrie Artistiche.)