A partire dal confronto tra Marco Tognetti e Sergio Cofferati che hanno inaugurato la rubrica Pianeta Terra pubblichiamo il contributo di Stefano Casini Benvenuti, Direttore Irpet.
Stefano Casini Benvenuti
Quanto spesso abbiamo sentito dire: “Niente sarà più come prima”? Difficile non pensarlo. Ma la frase nasconde anche una malcelata nostalgia per il passato, una sorta di desiderio di ritornare al prima del covid-19.
Ma prima non è che le cose andassero così bene; dimenticarlo vorrebbe dire compiere un doppio errore: perché non è possibile, ma anche perché non è auspicabile vista la fragilità del sentiero di crescita del paese nell’ultimo quarto di secolo. È bene pertanto pensare fin da ora a come ricostruire il futuro e in che modo realizzarlo.
Intanto mantenendo ciò che di positivo l’emergenza ci ha insegnato. Ad esempio ci ha indotti a fare un salto rilevante nell’uso della tecnologia; ci ha fatto capire che potremmo rimuovere alcune vecchie abitudini senza soffrirne. Pensiamo allo smart working, prima poco più di una semplice enunciazione, ora una pratica diffusa che potrebbe avere riflessi positivi sulla gestione del nostro tempo, oltre che sull’ambiente.
Ma questa crisi brucerà una parte importante del PIL e metterà in difficoltà imprese e persone. La ripartenza – meglio sarebbe dire la ricostruzione – richiederà per forza di cose investimenti, affrontando simultaneamente due questioni di fondo: dove investire e con quali risorse. Pare difficile oggi pensare che le imprese possano spontaneamente avviare una nuova fase di investimento vista la loro già debole propensione ad investire. D’altra parte se si parla di ricostruzione, l’impegno dello Stato diviene centrale nel dare nuovo slancio agli investimenti, orientandoli verso obiettivi strategici per costruire il futuro.
Come trovare le risorse è la seconda questione: vale la pena ricordare che ci risveglieremo con un rapporto debito/PIL superiore al 150% senza che, col nuovo debito, sia stato fatto un solo euro di nuovi investimenti.