PENSIONI Chi va e chi resta

(dal numero di giugno 2023 di LiberEtà Toscana)

Molte persone che si ritirano hanno dei buoni assegni. Ma c’è chi sceglie l’estero perchè non arriva a fine mese

Da un po’ di tempo, per richiamare l’importanza di alcuni valori e il loro coinvolgimento nell’economia, si usa far riferimento ai colori: nascono così la blue economy, la green economy e anche la silver economy. Le prime due richiamano rispettivamente alla difesa del mare e dell’ambiente, la terza è l’economia che ruota attorno agli anziani ovvero alle persone con almeno 65 anni; silver, in omaggio alla loro capigliatura argentea. Sebbene oggi, sempre più, si tenda a considerare anziano colui e colei che hanno compiuto i 75 anni, gli over 65 corrispondono più o meno alla popolazione che è uscita dal mondo del lavoro e, come tale, gode di una pensione più o meno alta e di molto tempo libero. Una fascia di persone attraente per l’economia, perché numerosa, ha spesso un buon reddito e talvolta anche un buon patrimonio. Quindi una platea interessante.

Una vasta platea. In Italia gli ultrasessantacinquenni sono quasi quattordici milioni (circa un quarto della popolazione) e sono destinati a diventare venti milioni nel 2050 (circa un terzo della popolazione). Siamo tra i più longevi al mondo, ma non siamo gli unici. Il fenomeno dell’invecchiamento è esteso a tutti i paesi più sviluppati: nei paesi dell’Unione europea gli anziani sono oggi circa 95 milioni e sono destinati a diventare 130 nel 2050. Si
legge in un recente rapporto della Commissione europea che, se la silver economy fosse uno Stato sovrano, seguirebbe per dimensione solo gli Stati Uniti e la Cina, con un tasso di crescita di circa il 5 per cento annuo, superiore a quello di quasi tutte le economie del mondo.

Una platea benestante. Si tratta di una platea benestante, salvo eccezioni in realtà tutt’altro che trascurabili: una buona parte dei pensionati dispone di una buona pensione dal momento che per quasi tutti è valso il metodo retributivo. Ma non solo: dispongono anche di un certo ammontare di patrimonio (si stima circa trecentomila euro a testa) fatto in buona parte di case di proprietà (prime, ma anche seconde case). Per queste circostanze, se da un lato l’invecchiamento può rappresentare un problema per l’economia dall’altro può essere un fenomeno interessante; basta scorrere alcuni siti per verificare quante offerte si rivolgono a questo strato della popolazione: attività ricreative e culturali, turismo, residenze di qualità, persino tecnologie per controllare le malattie. In questi casi il target è posizionato in genere in alto: anziani belli, con capigliature ancora folte – ma rigorosamente argentee – vestiti in modo sportivo ma ricercato.

Una nuova vita all’estero.
Naturalmente non tutti gli anziani hanno pensioni alte. Ci sono paesi che offrono opportunità residenziali puntando su forme varie di facilitazione fiscale, garantendo ambienti di vita gradevoli, un’adeguata assistenza e soprattutto un costo della vita che consentirebbe anche a chi dispone di pensioni – da noi ai limiti della povertà – di vivere una vita dignitosa. Portogallo, Tunisia (una volta), Cipro, Grecia e persino Romania (ma l’elenco si allunga continuamente) propongono soluzioni interessanti rivolte a un target evidentemente meno agiato del precedente.
Tutto questo ovviamente ci deve far riflettere, perché la scelta di espatriare alla ricerca di un luogo in cui anche una modesta pensione può consentire di vivere dignitosamente nasconde una realtà di sofferenza: abbandonare le proprie radici non è una scelta facile e, peraltro, nemmeno semplice dal punto di vista delle procedure burocratiche
da seguire. Però, anche l’immagine stereotipata e idilliaca dell’Italia dei piccoli borghi, dove gli anziani si ritrovano al bar a giocare a carte e dove la solidarietà si vende a chili, non corrisponde troppo allo stato di persone molto spesso sole e con una pensione che invece altrove potrebbe consentirgli piaceri da tempo dimenticati. Una storia dal finale incerto che però non dovremmo demonizzare a priori in nome di una edulcorata italianità.

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