Montedoglio, siccità scongiurata

(dal numero di luglio/agosto 2024 di LiberEtà Toscana)

L’invaso artificiale non soffrirà quest’anno la crisi idrica come accaduto negli ultimi due anni. Potrà garantire acqua per tutta l’estate

La crisi idrica che aveva colpito il lago di Montedoglio, nei due anni precedenti, sembra scongiurata. Infatti, secondo il presidente dell’Ente delle acque umbre toscane, Simone Viti, il livello del lago si è alzato di 18 metri e potrà garantire acqua per l’estate del 2024 e cioè per tutta la stagione irrigua. In effetti, alla ricerca degli scatti fotografici funzionali al reportage, ho potuto constatare, in modo empirico, che il livello delle acque è cresciuto. Ma andiamo con ordine: Il lago di Montedoglio – chiamato anche invaso di Montedoglio – è un bacino artificiale che si trova nella parte nord-orientale della provincia di Arezzo. L’invaso è stato realizzato tra il 1978 e il 1993 e si sviluppa per una lunghezza di 7,5 chilometri, coprendo una superficie di oltre ottocento ettari.

L’invaso è compreso nei comuni di Pieve Santo Stefano, Anghiari e Sansepolcro e rappresenta il lago (artificiale) più grande della Toscana caratterizzandosi, a livello paesaggistico e ambientale, come l’elemento dominante della Valtiberina Toscana. Ma adesso che la stagione irrigua non sarà condizionata dalla siccità possiamo fare una riflessione sulle prospettive del territorio. In modo diretto, chiediamo all’architetto Daniela Cinti (nella foto piccola), se la vocazione del territorio è solo strettamente legata alla gestione dell’acqua per l’agricoltura, per la Valdichiana e per il lago Trasimeno. Daniela Cinti, originaria di Sansepolcro, è una professionista che si è sempre occupata di architettura del paesaggio, senza mai trascurare la dimensione storica del territorio.

L’intervista parte proprio da lì, dalla cultura. «Un territorio come questo possiede enormi potenzialità», dichiara Cinti che, da tempo, ha predisposto un “Progetto di paesaggio per il bacino del Montedoglio”. «Dobbiamo attivare processi di riqualificazione ambientale del territorio – prosegue – che siano in grado di coinvolgere finanziamenti pubblici e privati. Cioè la valorizzazione delle risorse offerte dal luogo, in termini naturali, come l’acqua e le aree boschive, insieme alla qualificazione del patrimonio archeologico, architettonico e storico». «Pensiamo a una sorta di parco agricolo naturalistico, che dalla valle del Tevere
si estenda fino al bacino di Montedoglio», afferma Cinti, che sottolinea un punto: «Nel parco potrà essere individuato un “museo del territorio”, di cui fanno parte i principali luoghi storici, i siti naturalistici e i centri didattico- espositivi, capaci di promuovere e far conoscere ai visitatori la cultura, le tradizioni e le risorse ambientali del territori. Ora tocca ai comuni fare la loro parte». «I pensionati dello Spi si sentono impegnati a sostenere il progetto di riqualificazione dell’area – dichiara Antonella Buitoni, responsabile della lega Spi Cgil della Valtiberina – Perché, come abbiamo sostenuto nella nostra festa di LiberEtà, il territorio merita di più».

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