L’autunno caldo degli anziani

(dal numero di novembre 2023 di LiberEtà Toscana)

Il rischio è che il governo tagli i servizi pubblici e a pagare siano i più deboli, a partire dalle persone di una certa età. La Cgil e lo Spi hanno lanciato una raccolta firme per salvare il Servizio sanitario nazionale. Servono quattro miliardi per mettere in sicurezza la sanità pubblica

All’ufficio postale si registra la solita coda, ma tutto si svolge in maniera ordinata. Il flusso di persone, alcune con la cagnolina al guinzaglio, è regolare. Prima però, a meno che non l’abbia già fatto con l’app delle Poste, bisogna munirsi del numeretto al totem piazzato all’ingresso. Non è un’operazione facile, almeno non lo è per tutti. Sullo schermo devi innanzitutto azzeccare l’opzione giusta; una volta fatto si aspetta il proprio turno. Nel frattempo, un anziano con un trolley che si porta dietro come fosse un compagno di viaggio, entra nello spazio del pubblico, fa qualche passo, a destra, a sinistra, si guarda intorno, sembra che cerchi un volto con cui interloquire, a cui chiedere qualcosa, ma esce. Riappare poco dopo e rifà gli stessi movimenti di prima. Doveva pagare una bolletta ma non sapeva come fare, come procurarsi il numerino? Allo sportello numero 5, intanto, un altro anziano è in attesa che l’operatore che lo sta seguendo porti a termine l’operazione.
Si arriva al momento della firma. Che c’è di più facile di una firma in calce a un documento? Ma se la firma è digitale su uno spazio strano, un rettangolino grigio e anonimo, viene spontaneo chiedersi: «Ma dove devo firmare? E a penna?». L’impiegata: «Firmi con il dito!». «Col dito? Ma come faccio?». Firmare con il dito, e non si può fare diversamente.
A quel punto si trasforma in un’impresa titanica. Finalmente, dopo un po’, il “dito” riesce a mettere la firma giusta, meglio, giusta per il“sistema”. Il cliente successivo sarà il sottoscritto, che però non deve firmare nulla, ma solo comprare una busta.

Vittime del sistema. Siamo diventati tutti vittime del “sistema”? L’interrogativo vale alle Poste, all’Asl, in Comune. Dappertutto. L’estate è stata molto calda, non solo dal punto di vista climatico, e lo è stata soprattutto per le persone anziane. E sembra che caldo sarà anche l’autunno. Welfare e sanità pubblica, senza ombra di dubbio, sono sotto attacco. Lo si capisce leggendo i quotidiani e guardando le televisioni. Tra l’altro, chi rischia di più sono quelle regioni, come la Toscana, dove il privato non rappresenta una realtà con un grande peso come si registra invece in altri posti. La dimensione pubblica per l’attuale governo non rappresenta una priorità. Di questo passo la popolazione che ha meno peso sociale, che sta peggio, va sempre più in difficoltà.

Una campagna per salvare la sanità. La Cgil e lo Spi nel mese di settembre hanno lanciato la campagna “Centomila firme per migliorare e salvare il Servizio sanitario nazionale”, in appoggio al progetto di legge della Regione Toscana sul sostegno finanziario del sistema sanitario nazionale, approvato a fine agosto e inviato alle Camere (come hanno fatto anche Emilia Romagna e Puglia). Le tre regioni chiedono un incremento del fondo sanitario nazionale di circa quattro miliardi l’anno per garantire risorse stabili al servizio sanitario universalistico, la proposta di legge prevede di portare al 7,5 per cento del Pil il finanziamento annuale. Solitudine, casa, salute, burocrazia, innovazione tecnologica, che accompagnano la vita di una persona anziana, sono temi che hanno caratterizzato le feste regionali di LiberEtà, che hanno registrato una partecipazione di migliaia di persone.

Innovare per includere
. Ritorniamo idealmente al nostro ufficio postale di partenza. Sostiene Stefano Casini Benvenuti, ex direttore dell’Irpet della Toscana, che l’innovazione tecnologica «deve essere accompagnata da innovazione sociale e organizzativa se si vuole evitare un peggioramento della qualità della vita delle persone più disagiate. La conseguenza – aggiunge – potrebbe essere l’aumento delle disuguaglianze che, invece, un più attento uso della tecnologia potrebbe contribuire a ridurre». Con il rischio che gli anziani diventino “prigionieri a casa loro”. Non è una battuta. «A Firenze – ricorda Alessio Gramolati, segretario dello Spi Cgil della Toscana – ci sono più di diecimila anziani prigionieri in casa loro, perché magari abitano al terzo o quarto piano senza ascensore. Sono partiti progetti di cohousing e devono essere ampliati, così come le case stesse dovrebbero essere a misura di anziano». Dopo A casa in buona compagnia e Connessi in buona compagnia, Gramolati annuncia anche il lancio di una campagna per sburocratizzare la pubblica amministrazione: «Perché una persona che ha una patologia irreversibile deve ogni anno fare una certificazione? È una diseconomia che complica la vita delle persone». Sburocratizzare, quindi, e far sì che un anziano impari a usare il dito per poter mettere la firma digitale! A proposito, avete firmato? Se non l’avete ancora fatto, mi raccomando: firmate, firmate, firmate!

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