La lingua è identità

Contro le aberrazioni linguistiche serve un progetto che riaffermi l’importanza dell’italiano

(dal numero di gennaio 2023 di LiberEtà Toscana)

Quando si nasce si stipula un patto con i genitori, con la famiglia e dopo con una classe scolastica, con gli amici, con un gruppo di qualsiasi natura esso sia (sportivo, politico, associativo, religioso). Nasciamo, cresciamo e stiamo dentro (o fuggiamo consapevolmente da) un patto, dentro un universo sociale che dovrebbe disporre di regole, e quindi di doveri e diritti. Ma la prima cosa che il nostro cervello fa è quella di cominciare a vivere dentro una lingua madre.
Questo è il nostro riconoscimento, il nostro liquido amniotico che ci identifica. Non è tanto il sangue che dappertutto è uguale, non è la terra sotto i piedi, che a volte o spesso si cambia, per necessità o per passione. È la lingua madre che ci suggella a un’identità e con questa la letteratura che nel tempo si è espressa in quella lingua. Oggi che siamo in un mondo in cui i telefonini spadroneggiano, la prima perdita è il rapporto con la lingua. Così si prova a definire un nuovo linguaggio internazionalizzato.

Capita nell’italiano parlato di produrre aberrazioni che non sappiamo controllare. Due persone non si incontrano, si matchano (mecciano). Non si tiene una conferenza, si fa uno speech. Le start-up hanno una mission. E i freelance jobbano full time. Si potrebbe continuare con molte altre espressioni immonde. Certo, la lingua è un corpo immateriale che si modifica nel tempo, ma sembra che abbiamo perso ogni minimo pudore. E sappiamo che perdere il contatto con la lingua madre porta a una crisi dell’identità e a un’acquisizione di comportamenti che vanno a intaccare il patto di partenza cui avevamo accennato. Questo è un tema che non dovrebbe essere politicamente divisivo.
La lingua è parte della nostra identità. Lo sanno bene i francesi che operano una modalità più difensiva e conservativa del francese, rispetto alle possibili molteplici contaminazioni. Non si vuole fermare l’elasticità dell’italiano parlato, ma serve un po’ di decenza. Serve  riconoscere all’italiano un pieno statuto di autorità. E un grande progetto per la diffusione dell’italiano in Italia e all’estero, che trovi in alcuni capisaldi tradizionali la forza di stabilire una struttura che tenga in piedi un’identità nazionale minima, come le fondamenta i palazzi, come lo scheletro il corpo umano.

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