Inizia il “diario” delle 100 piazze | 1. A Pisa una firma al minuto

Con questo articolo di Stefano Vetusti inizia il “diario” delle 100 piazze che racconterà l’impegno dei nostri volontari e le ragioni delle persone che ritengono sia giusto salvaguardare il servizio sanitario pubblico e che pertanto hanno deciso di firmare il nostro appello in appoggio alla proposta di legge regionale sul sostegno finanziario del sistema sanitario nazionale.

Perché firma? Massimo si volta, sorride. È un medico di Viareggio, 69 anni, in pensione, ora lavora come libero professionista. «Perché mi fido della Cgil» risponde con calma. Ma non solo. «Dai primi anni Ottanta ad oggi – aggiunge -, ogni volta sono stati ridotti i finanziamenti alla sanità pubblica, quindi meno ospedali, meno personale, meno posti letto… Avevamo il miglior servizio sanitario a livello mondiale. Era un fiore all’occhiello, ora è un fiore perduto».

Lo stand dello Spi Cgil di Pisa è accanto a quello della Pubblica Assistenza. È sabato, metà pomeriggio, Corso Italia è affollato di gente. Turisti, italiani e stranieri, giovani e meno giovani, sono pieni i tavolini all’aperto, è estate benché sia già il 14 ottobre, al mare fanno ancora il bagno. Al banchino dello Spi Cgil si alternano i volontari, sono in dodici che si danno da fare, insieme a Michela Ciangherotti, una lunga storia sindacale nella Cgil, ex assessora, oggi segretaria comunale dello Spi di Pisa. Distribuiscono il volantino che lancia l’appello a firmare per salvare la sanità pubblica. Centomila firme da raccogliere in Toscana per la petizione promossa da Cgil e Spi a sostegno della proposta di legge da inviare alle Camere che la Regione Toscana si appresta ad approvare, insieme a Emilia Romagna e Puglia: per garantire, come dice la Costituzione, il diritto alla salute, assicurando più risorse come negli altri Paesi europei, assunzioni, una vera presa in carico dei malati cronici, dei non autosufficienti. Si fermano in tanti. In un’ora oltre sessanta firme, una al minuto. Alla fine del pomeriggio saranno 165.

«La prossima settimana saremo a Cisanello, davanti all’ospedale. Hanno lavorato sodo i nostri iscritti, abbiamo tappezzato tutta la città, era tanto che la gente non partecipava così» dice Michela Ciangherotti. C’è voglia di riscatto, di farsi sentire. Brucia ancora la vittoria del sindaco di destra Michele Conti, fino a metà degli anni Novanta nell’Msi, eletto pochi mesi fa per il secondo mandato. Vuol firmare per la sanità pubblica? I militanti dello Spi si infilano tra la gente del Corso. Si ferma per firmare una turista spagnola, con il suo compagno. Vengono da Malaga, hanno visitato Firenze e Pisa. Lei ha 52 anni, fa l’infermiera. La sanità pubblica? Fa un cenno con la mano per farsi capire, è in discesa anche in Spagna, cresce la sanità privata. Dalle firme spuntano le storie di chi vorrebbe curarsi ma non può farlo perché le liste d’attesa sono infinite e non ha i soldi per pagare i privati. «Mi sono sentita male l’anno scorso. Dovrei fare una risonanza magnetica all’encefalo ogni tre mesi ma c’è posto tra un anno. Che faccio? Aspetto, che posso fare…» dice Clara D’Angelo, di Rimini, mentre firma la petizione. In coda ci sono un giovane di Somma Vesuviana, un distinto pensionato di Catania, si ferma a firmare la presidente degli architetti di Pisa. Michela Ciangherotti si appassiona mentre ricorda, conversando con un gruppo di visitatori arrivati da Reggello, la manifestazione della Cgil il 7 ottobre a Roma. «Eravamo 230mila – racconta alzando la voce – io c’ero!». Firmano tante donne. Alba, della Spezia, Maria Angiola di Bientina, entrambe 69 anni, Alice, vent’anni, di Vercelli, Linda, 47 anni, di Pisa, Erica, 25 anni, anche lei di Pisa: «Firmo – dice Erica – semplicemente perché prenoto una visita all’Asl e me la danno tra due anni, così devo andare dal privato…».

Graziella, Giuseppe, Paolo e gli altri continuano a distribuire i volantini dello Spi Cgil. C’è anche chi si ferma per lamentarsi che la sinistra ha fatto poco la sinistra, che non è stato fatto abbastanza da parte del Pd per difendere le conquiste del passato, sanità compresa, che bisogna tornare con forza a parlare alla gente e con la gente. Samuele Bianchi ha 28 anni, è tecnico informatico in un laboratorio Asl di Vercelli: «Da noi c’è il rischio che gli ausili di riabilitazione, alcune protesi, passino in parte a carico dei cittadini. Questo è solo un esempio ma la strada è quella che porta alla sanità privata». Domenico, impiegato, di San Giuliano Terme, 57 anni, racconta che la sua esperienza di vita lo ha portato alla conclusione che «la sanità deve essere assicurata a tutti e non solo a chi ha i soldi». Firma anche Andrea, di Arezzo, 39 anni, così come Antonio Marasà, siciliano, di Cascina. «Grazie» gli dicono dallo stand dello Spi. «No, sono io che devo ringraziare voi per quello che state facendo» risponde mentre riprende a camminare in Corso Italia.

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