Il Vernacoliere deve vivere

Lo storico giornale satirico livornese, diretto da Mario Cardinali, rischia la chiusura dopo
65 anni di attività. Per scongiurarla, si sono mossi in tanti, a partire dal sindaco della città toscana. E sono molti quelli che hanno espresso affetto per la testata

Il Vernacoliere cesserà le pubblicazioni? Vista la grande mobilitazione che si è registrata, dopo l’annuncio choc dello scorso 16 ottobre da parte dello stesso editore di una pausa di riflessione, tutti confidano e sperano che si continui ad andare avanti. Ma affinché possa salvarsi, occorre che si incastrino un po’ di condizioni: serviranno sicuramente più abbonamenti e donazioni private, e sarebbero necessari un abbassamento dei costi di distribuzione e di stampa. «Un vero salasso», li definisce Mario Cardinali, l’eterno direttore della rivista. L’obiettivo è salvare un giornale celebre per il linguaggio dissacrante e i giochi di parole, un simbolo di libertà espressiva, senza mai cedere a finanziamenti pubblici o pubblicità. Ne parliamo con il direttore factotum del mensile livornese da 65 anni. Che, è la nostra impressione, alla fine della chiacchierata ci è apparso molto più speranzoso di quando ha lanciato l’allarme e aveva paventato il rischio di chiusura. Più speranzoso perché la mobilitazione è stata davvero ampia. Anche quella “istituzionale”, almeno a livello locale.

La mostra sul Vernacoliere
, voluta dal sindaco Luca Salvetti, rimarrà aperta al Museo della città fino al 15 gennaio 2026. Meglio, una mostra che si è trasformata in una festa: «Un grande happening, ricco di iniziative collaterali con ospiti del giornale e del mondo della cultura, finalizzato – è scritto nel sito del Vernacoliere – a raccogliere idee (fondi? abbonamenti? vaìni?) per il futuro del Vernacoliere». Spiragli si sono effettivamente aperti, perché il destino del giornale possa rimettersi sulla strada lungo la quale ha sempre camminato con le proprie gambe, quella delle edicole e degli abbonamenti. Ma servono soldi, “vaini”, che nel dialetto livornese si pronuncia “vaii”, tanti “vaii”. È quindi principalmente un problema di costi e di ricavi? «Certo, il problema principale è quello: le uscite hanno superato le entrate. Ci sono le edicole che chiudono a migliaia in tutta Italia,
chiudono anche alcuni distributori e ci lasciano il buco anche loro. Abbiamo cominciato subito con un buco di seimila euro dal distributore di Firenze, perché lo hanno inglobato quelli più grossi. C’è una lotta intestina anche a livello commerciale fra i grossi distributori,
il pesce grosso mangia il piccino, la solita storia. Si rafforzano quelli grossi e aumentano i prezzi».

Negli anni Novanta
il Vernacoliere è arrivato anche a ottantamila copie di tiratura di cui più di sessantamila in vendita, in diverse regioni: Toscana, Umbria, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Veneto, e perfino all’estero. «Adesso – fa il punto Cardinali – siamo attestati su una tiratura di circa quindicimila copie con una vendita di circa la metà». Il Vernacoliere, comunque, è ancora vivo e lotta insieme a noi con il numero di novembre. Un numero un po’ più speciale dei precedenti. con otto pagine in più, e un costo più elevato del solito. Dopo il titolo dedicato ai bambini di Gaza (Prodigio! Gesù è apparso a Gaza e
porta i bimbi palestinesi in cielo! Netaniàu furioso vòle bombardà le nuvole), il titolo di apertura del nuovo numero è all’altezza della Diffusione tradizione del Vernacoliere. Come nascono i titoli del giornale? «La decisione la prendo io, come sempre, in tutta solitudine e all’ultimo momento». Direttore, intanto complimenti per il titolo sui bimbi di Gaza. «Mi hanno detto tutti che per la prima volta ho fatto un titolo poetico». Intanto la campagna abbonamenti e quella delle donazioni stanno dando buonissimi risultati. «Accettiamo solo donazioni private, non di gruppi economici, quelle assolutamente no».

Da quanto sembra di capire
ci sarebbero buone speranze che si possa continuare. «Aspetto di vedere. Per continuare bisogna avere una garanzia economica. Ho rifiutato, anche in questa occasione, pubblicità e interessi di gente che ha telefonato, grossi gruppi alimentari, varie cooperative. Ripeto, chiediamo esclusivamente abbonamenti e donazioni private personali». Non sarà anche un problema di domanda, la satira che fa il Vernacoliere non tira più? «No. Ti consiglio di guardare su Facebook la nostra pagina. Ci sono migliaia di commenti, l’elogio di Cazzullo, per dirtene uno, c’è chi si è proposto per una collaborazione gratuita, insomma c’è una stima generale. A Livorno, il preside del liceo scientifico Cecioni ha proposto un’iniziativa al comune, per sostenere il Vernacoliere, dato il suo valore culturale». Cosa davvero servirebbe per farti cambiare idea? chiediamo a Cardinali. «Sono sempre andato avanti con le vendite e gli abbonamenti. È un’epoca che è cambiata: è cambiata la testa della gente, i ragazzi, i giovani, non hanno più base ideologica. Vivaddio, un po’ di ideologia, un sogno. Niente». Le festa, la campagna abbonamenti, le donazioni personali, il prossimo numero. Siamo autorizzati a dire che si va avanti? «Vedremo, vedremo». Grazie direttore. Ci vediamo alla festa, pronto ad abbonarmi, e intanto ho comprato il numero di novembre. Nelle due edicole del centro di Pontassieve, che fortunatamente non hanno chiuso, arriva regolarmente ed entrambe provvedono a mettere bene in vista la locandina. Aspettiamo ora di vedere la prossima.

(dal numero di dicembre 2025 di Liberetà Toscana)

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