(dal numero di Liberetà Toscana di luglio-agosto 2025)
Il quartiere potrebbe essere, per popolazione, la quarta città toscana, ma la fermata è senza biglietteria, sala d’aspetto e ascensori, mentre i bagni apriranno a ottobre. E non mancano i problemi di sicurezza
«Il quartiere Rifredi ha 106 mila abitanti. Se fosse comune a sé, sarebbe il quarto della Toscana. «Un sindacato non può limitarsi a fare le pratiche di pensione e di reversibilità o a organizzare le gite. Deve fare attività politico-sindacale, altrimenti come fai a coinvolgere
un quartiere? E allora, siccome non lo fa nessuno, lo Spi Cgil è la categoria più confederale che ci sia e come tale, tocca a noi muoverci. L’apripista lo fa chi è sul territorio». La premessa è di Massimo Falorni, da tre anni segretario dello Spi Cgil del Quartiere 5 di Firenze (prima era alla Federconsumatori). Falorni è intervenuto per denunciare
lo stato della stazione di Firenze Rifredi, a cominciare dall’assenza di una biglietteria. «Le stazioni con biglietteria in Toscana sono 24, ma la “quarta città della Toscana” non ce l’ha! C’è a Montecatini, a Cecina, a Figline Valdarno, a Montevarchi, a Pontassieve, ma non a Firenze Rifredi». A Rifredi, dove transitano settecento treni al giorno, trecento dei quali si fermano, la terza stazione per volume di traffico della Toscana, non manca solo la biglietteria. Manca anche il resto: gli ascensori, con conseguenti problemi di accessibilità
per disabili e persone fragili; la sicurezza: si sono verificati episodi di molestie ma non c’è un presidio della polizia ferroviaria; mancano i bagni ma anche un punto di informazione per i passeggeri.
«Sai chi è l’unica persona cui si può chiedere qualcosa? A quel signore con la pettorina gialla addetto alle pulizie! L’unica persona “in divisa” che vedi in azione in questa stazione che non c’è. È diventata una fermata di una metropolitana, ma con i numeri di una stazione importante. Per questo è andata in corto circuito». Mi sono servito per la prima volta di questa stazione per un viaggio a Trieste. L’unico treno compatibile con i miei impegni triestini partiva da Rifredi. Da Pontassieve, per arrivarci, ho preso due treni: il Pontassieve-Santa Maria Novella e, appena arrivati a Santa Maria Novella, di corsa dall’altra parte della stazione, per andare a Rifredi. Una volta lì, nell’attesa dell’Intercity per Trieste, ho avuto la sensazione di trovarmi in una stazione sospesa nel vuoto. A farmi compagnia la voce dell’altoparlante che ogni quattro minuti circa annunciava il passaggio di un Frecciarossa o un treno merci e che bisognava tenersi lontano dalla striscia gialla!
Tornato da Trieste, qualche giorno dopo la conferenza stampa dello Spi Cgil del Quartiere 5 che denuncia le condizioni di stazione senza servizi. A cosa punta adesso lo Spi? «A ridiscutere il contratto di servizio tra Regione Toscana e Trenitalia che scade nel 2034. Quando Trenitalia ti risponde che della biglietteria nessuno si è mai lamentato, è chiaro
che fino al 2034 non sarebbe successo nulla di nuovo. Le ferrovie non puntano sul trasporto pubblico locale, neanche sull’intercity, il loro interesse primario è
l’alta velocità». E sulle altre carenze, come hanno risposto? «Molto burocraticamente. Hanno detto che gli ascensori non si possono mettere per un problema tecnico, che i bagni li rifaranno, ma sono pronti a ottobre. Niente invece della sala d’aspetto, né di altri servizi ai passeggeri».
Per chi usa il sottopasso della stazione per spostarsi da un punto all’altro del quartiere, si aggiunge il tema della sicurezza: «Una pensionata è stata molestata mentre stava attraversando il sottopassaggio. Lei stessa ha denunciato l’aggressione, ha testimoniato che l’hanno gettata a terra e l’hanno presa a calci. Utilizzare il sottopasso è diventato rischioso. È chiaro che poi le persone si rassegnano, nasce il degrado e si finisce per chiedere più polizia e non più servizi. Sarebbe diverso la stazione fosse presidiata, con personale Fs e agenti di polizia».