Il segretario dello Spi Cgil Pistoia Andrea Brachi e Referente del Coordinamento provinciale Libera Pistoia Alessandra Pastore hanno inviato una lettera all’Agenzia nazionale Beni confiscati alle mafie, al Prefetto di Pistoia e all’Agenzia del Demanio in merito alla vicenda dell’ex Hotel Paradiso di Montecatini Alto, confiscato nel 2001, per ribadire la permanenza di “un problema relativo alla sicurezza dell’edificio e la necessità espressa a fine riunione di una perizia adeguata sulle condizioni di stabilità”.
All’attenzione di:
– Agenzia nazionale Beni confiscati alle mafie;
– Prefetto di Pistoia
– Agenzia del Demanio
Nell’ultima riunione in Prefettura del 28 marzo 2023 abbiamo condiviso la necessità di dare una svolta alla gestione dell’ex Hotel Paradiso dal momento che le caratteristiche del bene non hanno permesso in trent’anni dalla confisca di arrivare alla destinazione e all’uso sociale del bene. Le difficoltà sono state confermate in occasione del primo Bando per l’assegnazione diretta di beni confiscati ai soggetti del Terzo settore del 2020. Nessun soggetto del Terzo settore può accollarsi i costi della gestione dell’immobile che negli anni è caduto in grave stato di deterioramento. Non sappiamo se attualmente il bene sia uscito dalla gestione dell’Agenzia e sia già passato al Demanio. In ogni caso permane un problema relativo alla sicurezza dell’edificio e la necessità espressa a fine riunione di una perizia adeguata sulle condizioni di stabilità.
Abbiamo fatto presente questa necessità da tempo. Il 5 ottobre 2020 abbiamo avuto la possibilità di fare un sopralluogo all’interno del bene con il coadiutore dell’ANBSC dott. Davide Franco. Con noi un ingegnere civile, volontario di Libera, dott. Gianfranco Di Tella. Riportiamo le sue osservazioni a suo tempo trasmesse alla Prefettura di Pistoia:
Descrizione sintetica dell’edificio
L’immobile, posto sulla sommità del colle in posizione dominante la sottostante vallata, ha una configurazione molto movimentata, con piani sfalsati e degradanti con blocchi verticali in cui si sviluppano blocchi scale e ascensori di collegamento.È costituito da un piano interrato, un piano terra e cinque piani fuori terra. La struttura portante è in conglomerato cementizio armato, con travi e pilastri e solai laterocementizi. Nel tempo è stato oggetto di interventi di messa in sicurezza, mediante la chiusura in muratura delle aperture esistenti, per impedire a chiunque l’accesso al fabbricato.
Descrizione dello stato di conservazione dell’immobile
Durante il sopralluogo ci si è soffermati sulla verifica delle condizioni di staticità del fabbricato, limitatamente alle zone in cui è stato possibile accedervi ed avere un riscontro visivo. Pertanto, le considerazioni che seguono sono da considerarsi soltanto preliminari ad una più attenta e puntuale ricognizione. L’edificio si trova in uno stato di degrado e abbandono totali con gran parte delle porte e dei vetri sfondati, e con controsoffitti in gran parte rimossi. Gran parte della struttura è ricoperta esternamente in mattoni, e/o intonaco e per i primi due piani, in lamiera metallica preverniciata. L’interno è in parte intonacato ed in parte rivestito con vari materiali. Pertanto, non tutte le zone sono ispezionabili visivamente. Per le parti che è stato possibile ispezionare si sono notati grossi problemi di conservazione del calcestruzzo in prossimità di zone soggette ad infiltrazione d’acqua, la cui presenza è stata rilevata in diversi ambienti. Più precisamente la presenza dell’acqua ha comportato l’ossidazione dei ferri di armatura che ringrossandosi hanno comportato l’espulsione del calcestruzzo. Conseguentemente vi sono ampie zone di travi portanti che hanno i ferri a vista e completamente ossidati. Tale processo è stato riscontrato anche in facciata su dei pilastri, laddove l’ossidazione ha espulso l’intonaco mettendo a nudo il calcestruzzo. Alla luce di quanto rilevato non è da escludere che fenomeni analoghi di deterioramento della struttura portante e/o dei solai possano essersi ingenerati anche nelle zone non ispezionabili.
Conclusioni
Il sopralluogo ha evidenziato un degrado consistente delle aree ispezionate. Tale degrado è destinato a continuare e ad ampliarsi in assenza di interventi di ripristino e messa in sicurezza delle strutture, a partire dal ripristino del sistema di smaltimento delle acque meteoriche, causa prima delle infiltrazioni riscontrate. Per avere maggiori e più esaustive informazioni sullo stato di conservazione dell’immobile e quindi sulle sue condizioni di sicurezza, è necessario eseguire una ricognizione generale delle strutture portanti, anche con indagini sui materiali e prove di carico sui solai”.
Abbiamo sempre pensato e detto che occorrerebbe una demolizione almeno parziale. Ci è stato risposto che lo Stato non può distruggere un suo bene ma a parte il negativo impatto ambientale di quello che è di fatto un ecomostro, temiamo che lo Stato si troverà a doverlo demolire per forza se non si trova il modo di arginare il processo di deterioramento. Inviamo alcune foto fatte durante il sopralluogo. Anche in considerazione del nuovo avviso dell’ANBSC per l’assegnazione diretta di beni confiscati a enti o associazioni del Terzo Settore, chiediamo inoltre la convocazione di un tavolo presso la Prefettura di Pistoia.
Rimaniamo in attesa di una cortese risposta,
Alessandra Pastore, Referente Coordinamento provinciale Libera Pistoia
Andrea Brachi, Segretario Generale SPI CGIL Pistoia