In un mondo che sembra aver smarrito le buone maniere, per fretta o poca attenzione all’altro, va rilanciata l’importanza di questa dote che ha anche un valore economico. Daniel Lumera: «Viviamo immersi nei cattivi esempi, ma tutti possono imparare a essere gentili durante la vita»
Dalla violenza nei social media al confronto politico che cede il passo agli improperi, fino alla muscolosa vittoria di Donald Trump. Dagli adolescenti con il coltello all’incomunicabilità in famiglia, fino al governo, secondo il quale combattere la cultura patriarcale che porta al femminicidio è inutile ideologia. Una mancanza del rispetto per gli altri che nel quotidiano si declina nell’anziana signora alla quale cade la sporta della spesa e nessuno gliela raccoglie, nel trionfo di una tecnologia che aiuta chi sa ma paralizza chi non sa e ci vorrebbe la gentilezza per diminuire il gap, il divario. O ancora nell’autobus affollato dove una donna ancora più vecchia lascia il posto a un vecchio uomo in difficoltà: tra nugoli di ragazzini con lo zaino della scuola e baldanzosi giovani incollati al sedile e assorti nello smartphone.
E che dire della signora con i capelli bianchi che nell’atrio dell’ospedale ingaggia una battaglia con la macchinetta del ticket: la carta per pagare, il Pin (boh), il tasto (quale?). Non ne cava le gambe, non l’aiuta nessuno. O del pensionato che allo sportello della banca si sente dire dall’impiegato:«Ma non ce l’ha l’home banking? Senza non si fa niente, arrivederci». Ma cos’è l’home banking, come si fa? «Io non ho tempo, se lo faccia fare da suo nipote». Invano quello sussurra che il nipote non ce l’ha. Oppure la signora, una taglia un po’ forte, che entra nel negozio ma non ha neanche il tempo di aprire bocca che il commesso l’apostrofa: «Guardi, qui non c’è niente che le stia».
Il significato della parola. Il mondo corre, il lavoro è mal pagato e precario, c’è poco da sperdersi in “buone maniere”. Che è solo una frase fatta perché la gentilezza è altro, significa apertura, comprensione, inclusione, attenzione, rispetto, dolcezza, rapporti umani, alla fine anche pace o guerra. Perché come diceva il Mahatma Gandhi: «I più semplici atti di gentilezza sono più potenti di mille teste piegate in preghiera». Invece, come rivela un sondaggio realizzato per scopi commerciali della multinazionale di dolciumi al cioccolato “Mars”, per il 68 per cento degli italiani i gesti di cortesia quotidiani sono ormai scomparsi.
Favorire il contagio. Nel 1998 è nata la “Giornata mondiale della gentilezza”. Uno dei ricercatori più noti sul tema della gentilezza è l’italiano Daniel Lumera, docente di scienze del benessere e autore di vari saggi sull’argomento. Ha fondato il Movimento internazionale della gentilezza che, tra l’altro, si propone di contagiare le istituzioni con un manifesto mondiale, in Italia già firmato da una sessantina di Comuni, tra i quali quello di Firenze. Ma perché non si è più gentili? «Ci si procura identità personale o consenso politico attraverso un linguaggio aggressivo – dice Lumera –, creando un nemico. I più recenti processi politici nascono dalla rabbia, dal Movimento 5 Stelle al governo Meloni fino all’apice della vittoria di Trump. La gentilezza ha basi neurobiologiche e ne abbiamo una piccola percentuale ereditata, ma in massima parte la apprendiamo durante la vita. Ha un gene femminile, è inclusiva, magnetica, ha capacità di ascoltare, virtù che, non tanto il maschile, ma un maschile distorto rifiuta».
Cattivi esempi. Punti apicali del cattivo esempio, secondo Daniel Lumera sono «i media che per fare audience usano un linguaggio sempre meno gentile, la politica che non dialoga più ma strepita, i genitori aggressivi verso gli insegnanti. È anche una questione economica: l’istituto statunitense per le ricerche statistiche, Gallup, rivela che l’ assenza di gentilezza causa in in un anno, tra licenziamenti, assenteismo, tensioni e stress sul lavoro una perdita calcolata tra i 450 e i 500 miliardi di dollari». Che si tratti di un fatto economico è convinto anche il docente di sociologia urbana, Giandomenico Amendola: «Albergo, mezzo di trasporto, negozi di lusso: la gentilezza è compresa nel prezzo, per il resto non c’è. Quanto ai fragili, io percorro le strade delle città con un bastone, nessuno mi facilita perché neanche mi vedono».