(dal numero di giugno 2025 di LiberEtà Toscana)
Viaggiare a piedi è una pausa da tutto e da tutti. Certo, quando si è in pensione, lontani dagli obblighi lavorativi e familiari, è più facile. Ma si può fare a qualsiasi età. Parlano Remo Fattorini e sua moglie Mara
Il Cammino portoghese, la Francigena (dal passo della Cisa fino a Roma), il Cammino di Francesco (da La Verna ad Assisi), la Rotta dei due mari, la Via degli dei, il Cammino minerario di Santa Barbara (da Iglesias a Villacidro), il Cammino del Nord (da Irun a Santander, Paesi Baschi e Cantabria fino all’inizio delle Asturie). Fanno 1.800 km a piedi. Per non parlare dei cammini brevi, tutti trekking di casa nostra: dalle Dolomiti al Mugello, dal Casentino alla montagna pistoiese. Sono almeno altri duecento chilometri all’anno. Rintracciamo Remo Fattorini non quando è impegnato in un cammino, ma mentre sta raggiungendo in auto, alla guida la compagna Mara Sori, la nipotina Viola di due anni e mezzo. «Sai, oggi faccio il baby sitter». «Ti richiamo?». «No, no. Chiedi pure». Remo Fattorini ha 74 anni. Per trent’anni è stato il portavoce di ben tre presidenti della Toscana, Vannino Chiti, Claudio Martini ed Enrico Rossi. Camminare gli è sempre piaciuto, in pensione ha potuto dare libero sfogo alla sua passione. Per farmi capire lo spirito con cui sta affrontando il nuovo percorso di vita, mi aveva inviato il suo invidiabile curriculum di camminatore, compreso un “diario” su un cammino compiuto insieme alla sua compagna, anche lei ex dirigente della Regione Toscana in pensione: il Cammino giacobeo, dodici giorni in Galizia, dal 7 al 22 maggio 2022, fitti di incontri, scoperte, emozioni, da Santiago a Capo Finisterre, poi Muxia e di nuovo a Santiago. È uno scritto dello stato d’animo in cui lui e Mara sono partiti e di quello con cui sono tornati, di come il cammino ti accoglie e di
cosa ti lascia. Un viaggio da Santiago a Santiago di cui Fattorini ha registrato i chilometri: 221 per l’esattezza, pari a 360.791 passi!
Come possiamo definire un cammino?
Il cammino è una pausa, da tutto e da tutti. Passo dopo passo si resta soli con sé stessi. Il cammino è lento. La lentezza rivaluta i pregi della solitudine, dell’ascolto e dell’attenzione. L’attenzione a un fiore che non hai mai visto, una scritta sul muro, una casa particolare, i piccoli borghi rurali o quelli dei pescatori. Il cammino è molto più di un cammino. Andare a piedi vuol dire scegliere il mezzo di trasporto più straordinario di tutti i tempi: va sempre bene, si adatta a tutte le condizioni, al clima, ai dislivelli, al terreno, alla voglia e, persino, allo stato d’animo di chi cammina. Il cammino è incontrare persone, conoscerle come non le avresti mai conosciute se le avessi incontrate in tutt’altre circostanze». «Il miracolo – fa notare Mara Sori – lo fa il cammino, ci rende tutti uguali, abbatte ostacoli, differenze, formalità. Il cammino ti insegna a vivere con poco, è libertà, è ripartire ogni mattina». Aggiungiamo altre definizioni, nostre: camminare è un atto democratico e rivoluzionario, è il nuovo correre, mentre tutti vorrebbero correre c’è chi sceglie di andare controcorrente, andando piano, un gesto che contiene tutto. Camminare non è “meglio di niente”, è la scelta migliore da fare. Nella camminata conta la scoperta, la pausa, l’osservazione, la riflessione. Camminare restituisce molto di più della fatica che richiede. È il nuovo modo di prendersi cura di sé.
Ma una persona deve andare in pensione per poter cominciare a camminare così intensamente?
«Per fare cammini così ci vogliono minimo 15-20 giorni. Se uno lavora è organizzato per il lavoro, non per cammini così lunghi».
Da pensionato è meglio?
«Da pensionato hai un vantaggio. Lo puoi riprogrammare. Di solito il cammino si può programmare nei periodi di minor afflusso, primavera o autunno, periodi nei quali è anche più bello, c’è meno gente rispetto a luglio e agosto. I pensionati non hanno scuse, possono tranquillamente camminare a qualsiasi età, né possono nascondersi dietro l’attenuante di non essere allenati, di non essere abituati. Per cui possono prendere lo zaino e partire. Anche perché il cammino è un passo dopo un altro, e ognuno ha il suo passo, chi più lungo, chi più corto, chi più veloce, chi più lento. È un cammino senza scadenze, non hai obiettivi di tempo, arrivi quando arrivi».
Perché una persona decide di cominciare a camminare?
«I motivi sono infiniti. Facciamo l’esempio del Cammino di Compostela. Lo si può fare sia per motivi spirituali sia naturalistici. Puoi stare all’aria aperta, è uno sport sano perché si cammina, perché il corpo non viene stressato, è molto rilassante, si può fare per problemi fisici, perché camminare fa bene».
Quindi lo potrei e dovrei fare anch’io?
«Certo, perché è proprio un altro modo di vedere le cose. Con l’auto arrivi in un posto ma ti fermi lì perché la strada è finita. A piedi puoi andare oltre».
Alla fine di un cammino ti trovi più cambiato dentro o fuori?
«Dentro, perché stacchi veramente dalla quotidianità. Camminare permette di vedere il mondo attimo dopo attimo. La vita si semplifica, sei fuori dallo stress quotidiano. Hai bisogno di poche cose: mangiare, dormire, bere, uno zaino sulle spalle, gli slip di ricambio, le magliette, il dentifricio. Camminare costa poco, camminare è anche un modo per scegliere una vita che è concentrata sull’essenziale, sulle poche cose che contano». «Camminare – aggiunge Mara – ti dà un’altra dimensione, perché quando cammini sei solo con te stesso, con la natura, con l’ambiente».
Nel diario sul Cammino giacobeo dedicate un capitolo agli “ultimi due chilometri”. Cosa hanno di particolare?
«Sono quelli più lunghi, dove il tempo si dilata e le distanze si allungano. Già ti senti sotto la doccia mentre invece devi sudare ancora un po’. I più difficili da gestire sono, comunque, gli ultimi due chilometri della tappa finale, perché non finisce la tappa ma il cammino. Finisce l’avventura, il viaggio, la scoperta. Restano le emozioni, le conoscenze e il piacere per tutti i regali che il cammino ti ha donato. Alla fine, si torna a casa, ma con la voglia di ripartire».
Per José Saramago la fine di un viaggio è l’inizio di un altro. Remo, hai già pensato al prossimo?
«La Cantabria e le Asturie fino alla Galizia, lungo l’oceano. Ho già fatto il primo tratto, fino all’inizio della Cantabria. Mi restano da fare tutta la Camminare con filosofia Cantabria, le Asturie e la Galizia. Lo farò a settembre, perché tra maggio e giugno sarò su un’isola greca».
Quale?
«Astypalea, un’isola bizzarra a forma di farfalla».
Anche lì per camminare?
«Lì si va solo a piedi, quindi non si può che fare bagni, camminare, leggere e scrivere. C’è una pasticceria, ma serve solo caffè greco».