Diario delle cento piazze | 10. Lucca: «Se perdi la sanità pubblica e non hai i soldi non ti curi più»

La burocrazia. Un nemico spesso invisibile, poiché quasi mai si riesce a scoprire l’ostacolo con precisione, rimbalzati da un ufficio all’altro, oggi più spesso da un registratore vocale all’altro, premi uno se, premi due se, per poi scoprire magari, alla fine, che il tuo problema non rientra in alcun numero e allora devi ripartire da capo. «Io ho un’esperienza molto positiva finora della sanità toscana. Vengo dalla Lombardia dove ho avuto molti problemi con la terapia che mi era stata prescritta per curare il diabete, qui in Toscana me li hanno risolti» dice Sergio Ferrarini. Da Milano si trasferì a Piombino, quindi a Massarosa dallo scorso agosto. In Toscana, semmai, gli ostacoli nella sanità li ha incontrati soprattutto per motivi burocratici. Nel trasferimento da Piombino a Massarosa il sistema operativo dell’Asl, la medesima Asl, lo aveva cancellato dalla cittadina di partenza ma non lo aveva preso in
carico a Massarosa, «dove avevo già scelto il medico di famiglia, il quale quindi non riusciva a prescrivermi i farmaci». Dopo numerosi tentativi andati a vuoto per risolvere l’intoppo Ferrarini non si è dato per vinto e ha scritto direttamente al governatore della Toscana, Eugenio Giani. «Pensavo che non mi avrebbero neanche risposto osserva invece sono rimasto sorpreso. Era l’agosto scorso, nel giro di poche ore ho ricevuto una risposta a tutt i i miei problemi e mi è stata anche inviata la nuova esenzione». Ferrarini ha lavorato tanti anni alle Poste, girando come direttore uffici postali in Lombardia, Liguria, Toscana. Potremmo dire che anche per via del suo lavoro ha probabilmente maturato una certa abitudine a confrontarsi con ostacoli burocratici. «Magari però tante persone meno abituate a questo si sarebbero trovate in difficoltà maggiori» aggiunge.

La burocrazia ha tenuto banco in numerosi incontri organizzati dallo Spi Cgil con la popolazione per raccogliere le firme in difesa della sanità pubblica. Prescrizioni di maggior durata per i malati cronici, l’assurdità dell’obbligo di rinnovare ogni anno l’autorizzazione per chi ha bisogno ad esempio di pannoloni, l’inutilità di dover rinnovare l’esenzione per reddito se quest’ultimo non è variato, così come il bisogno di avere tempi più rapidi per vedersi riconosciuta l’invalidità. Queste alcune delle richieste fatte dallo Spi Cgil per semplificare la vita sanitaria a migliaia di anziani in Toscana. «Ma al di di sopra di tutto questo – sottolinea Ferrarini – ci sono i tagli alla sanità pubblica per spingerci verso il privato. Tagli preoccupanti, ancora più pesanti in Toscana dove la sanità pubblica tutto sommato sta rispondendo ancora abbastanza bene».

«Al privato ci vada chi può – si appassiona Nella Rovai di Capannori, 70 anni – ma non tutti possono permettersi di pagare 80 euro o di più per una visita specialistica. Se perdi la sanità pubblica e non hai i soldi non ti curi più». Proprio il contrario dello spirito che nel 1978 partorì il Servizio sanitario nazionale. Oggi in Italia la sanità viene finanziata dallo Stato destinandole il 6,2% del prodotto interno lordo nazionale (Pil). Una percentuale che si è ridotta dell’uno per cento negli ultimi tre anni e che è molto inferiore a quella di altri Paesi europei. In Francia e Germania ad esempio, alla sanità pubblica viene destinato il 9 per cento del Pil.

Anche in Lucchesia come altrove ci sono poi i problemi legati alle liste di attesa e al fatto che spesso, per poter avere un esame o una visita in tempi decenti i cittadini sono costretti a spostarsi di decine di chilometri. «Abito a Capannori – aggiunge Nella Rovai – per accertamenti agli occhi sono dovuta andare a Fornaci di Barga. Io non ho problemi, guido la macchina, ma chi non può più guidare ed è solo, senza familiari che lo aiutino, come fa? La nostra Asl copre un territorio che va da Aulla a Piombino, una enormità».
Nelle zone più disagiate, quelle dell’alta Versilia e dell’alta Garfagnana, uno dei problemi più sentiti riguarda la mancanza del medico a bordo delle ambulanze. È stato tolto, tanti piccoli paesi si sentono più a rischio e in alcuni casi i sindaci alzano la voce con forza per riaverlo. Anche la nuova frontiera della telemedicina, che potrebbe almeno in parte risolvere alcuni problemi, in certe zone trova un ulteriore ostacolo, la mancanza di copertura della rete da parte delle società della telefonia. Per arginare queste emergenze sanitarie servono risorse. Le firme raccolte dallo Spi Cgil (a Lucca circa 5200) accompagnano la proposta di legge della Regione Toscana che insieme a Puglia ed Emilia Romagna chiede al governo di destinare alla sanità pubblica il 7,5% del Pil: per evitare che un numero sempre maggiore di persone, come sta già accadendo, debbano rinunciare anche a curarsi.

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