“Di marca o generico?”

(dal numero di ottobre 2024 di LiberEtà Toscana)

In Toscana ogni anno si spendono quasi 50 milioni di euro per comprare farmaci originali. Ma comprare i generici è un risparmio. Intervista a Claudio Marinai

«Vuole l’originale o il generico?». «Mi dia l’originale». Quante volte abbiamo sentito queste frasi in farmacia? In Toscana nel 2023 sono stati spesi quasi cinquanta milioni di euro (un miliardo e mezzo in Italia) per acquistare farmaci di marca anziché equivalenti o generici, come si usa dire. Soldi gettati al vento che si potevano risparmiare perché «tra i farmaci originali e i generici non c’è differenza dal punto di vista farmacologico». La Regione Toscana, con Claudio Marinai, da tanti anni responsabile dell’assistenza farmaceutica, scende in campo per sensibilizzare gli assistiti.

Ci spieghi, Marinai
.
«I farmaci sono in regime di brevetto: chi scopre un principio attivo lo brevetta, per cui un farmaco con quel principio attivo non può essere messo in commercio da altri. Il brevetto dura molti anni. Quando scade, quel farmaco può essere realizzato da qualsiasi azienda farmaceutica, dopo l’autorizzazione del ministero. A patto che sia prodotto con lo stesso principio attivo, del tutto equivalente a quello brevettato, e abbia lo stesso effetto del farmaco originale».

Chi garantisce questo?

«Il ministero della Salute. Vengono fatti dei test, prima del rilascio del permesso di produrlo, dai quali devono risultare: dose da utilizzare, durata degli effetti, e pari efficacia rispetto all’originale».

Quindi non c’è differenza tra farmaco
originale e generico?
«Alla luce dell’esperienza maturata negli ultimi dieci anni, direi proprio di no».

Ma perché il generico ha un prezzo
più basso?
«Non dipende dalla qualità del farmaco, che non è inferiore, ma dal fatto che i nuovi produttori non devono ammortizzare i costi della ricerca, sostenuti invece da chi ha brevettato il farmaco».

Come si determina la differenza di
prezzo?
«Il servizio sanitario fissa per i farmaci un prezzo di rimborso alle farmacie che è il prezzo più basso tra gli equivalenti. La differenza tra originale ed equivalente è a carico dell’assistito».

In Toscana a quanto ammonta questa
differenza?
«In Toscana nel 2023 sono stati spesi 49 milioni e 700 mila euro per comprare farmaci di marca. In Italia un miliardo e 481 milioni. E siccome gran parte dei farmaci viene consumata da persone con più di 65 anni, è evidente che la maggior parte di questi soldi escono dalle tasche dei pensionati, che hanno anche redditi più bassi».

Quali sono gli interessi
in gioco?
«Quando qualcuno spende di più c’è sempre qualcuno che guadagna di più».

Il medico di base può informare meglio
gli assistiti?
«Certamente, ma dirò di più: anche noi come servizio sanitario pubblico possiamo e dobbiamo avere un impegno maggiore su questo tema».

Perché?

«Perché fondamentalmente questo problema è figlio di nessuno. I professionisti indicano nella cosiddetta libertà di scelta dei pazienti la principale causa di questo fenomeno. Ma occorre che l’assistito abbia piena consapevolezza del problema affinché la scelta sia  davvero libera. Da un punto di vista economico, per la Regione l’acquisto di un medicamento di marca o il generico è la stessa cosa, poiché noi alla farmacia rimborsiamo sempre il prezzo del farmaco generico. Nonostante ciò la Regione ha fatto varie campagne
informative su questo tema, ma evidentemente dobbiamo fare di più se ancora oggi i cittadini toscani, in particolare i pensionati, spendono quasi cinquanta milioni all’anno. Da tecnico che lavora da anni in questo settore, sottolineo l’importanza di una campagna di informazione nazionale. Dico nazionale perché è il ministero il garante della qualità di tutti i farmaci e quindi è l’istituzione più credibile per affermare l’equivalenza terapeutica tra farmaci originali e generici».

Anche il farmacista potrebbe aiutare
il cittadino a essere più informato?
«Certamente. Di solito lo chiede: vuole l’originale o il generico? Talvolta la parola “generico” appare con un significato quasi dispregiativo. Forse si potrebbe fare di più, spiegare all’assistito che a parte il prezzo non ci sono differenze. Capisco che non sia sempre semplice».

Ci sono farmaci per i quali è consigliabile
acquistare l’originale?
«Ci possono essere eccezioni, ma riguardano farmaci che hanno bisogno di un dispositivo per essere assunti. Alcuni spray per l’asma, ad esempio: in questo caso ci possono essere lievi differenze nello strumento usato per la somministrazione, non del farmaco in sé».

Che consiglio darebbe ai cittadini?

«Se in farmacia gli viene chiesto di pagare, l’assistito dovrebbe chiedere: ci sono farmaci equivalenti a prezzo più basso?».

Se l’assistito acquista l’originale
invece del generico chi ci guadagna?
«Chi lo produce, cioè l’industria farmaceutica. E chi lo vende: la farmacia».

Ci possono essere originali ed equivalenti
prodotti dalla stessa azienda?
«Diciamo prodotti dalla medesima catena produttiva».

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