A proposito di Rsa…

Leggiamo quasi ogni giorno della disputa fra i gestori delle RSA e la Regione Toscana in merito all’adeguamento delle quote sociali (che vanno a coprire parte dei costi relativi al ricovero dei pazienti in queste strutture). La Regione ha previsto a favore delle RSA un aumento della quota di 68 centesimi al giorno di fronte ad una richiesta dei gestori di minimo 10 euro. Non possiamo che essere allarmati perché i gestori minacciano, se la Regione non rivede la propria scelta, di maggiorare le rette facendole pagare ai pazienti o loro familiari.
Ci rendiamo conto che anche queste strutture vivono momenti non facili, legati all’aumento dei costi energetici e dell’inflazione, ma non è accettabile che questi ricadano sugli utenti e sulle famiglie che già impegnano risorse importanti nell’assistenza dei loro cari, spesso con grandi sacrifici. Si sta parlando (è bene sottolinearlo) di circa 300 euro di aumento mensili che è una cifra non sostenibile da tantissime famiglie e che renderà impossibile continuare a tenere i pazienti ricoverati presso queste strutture (vogliamo sommessamente ricordare a tutti che è di questo stiamo parlando!).
Noi capiamo che la Regione Toscana è alle prese con le difficoltà di bilancio in sanità, comprendiamo, lo ripetiamo, le Rsa di fronte all’esplosione delle bollette, ma non è accettabile che questo ricada solo sulle spalle dei più fragili, delle persone anziane non autosufficienti, dei malati cronici e delle loro famiglie. Qui si tratta di dare la
possibilità a queste persone di continuare ad avere un’assistenza sociosanitaria adeguata, di essere accompagnati, molte volte negli ultimi anni delle loro vita, senza avere patemi d’animo, senza eccessivi o insostenibili problemi economici.

Qui è in gioco il rispetto della persona umana.
Non solo, ma la pandemia, oltre ad averci insegnato (anche se molti sembrano averlo già dimenticato) che va rafforzato il sistema sanitario pubblico, ha anche mostrato a tutti la necessità e l’urgenza di realizzare nuovi modelli di assistenza nelle residenze socio sanitarie, a livello domiciliare e nel territorio. Le RSA non possono essere l’unica
risposta ai bisogni di queste persone. Negli anni sono state molte volte la soluzione più semplice” per affrontare e cercare di risolvere il problema delle persone non autosufficienti. Ma così non può continuare: è necessario modificare questa situazione. Dobbiamo potenziare le cure domiciliari, le strutture intermedie e le forme di residenzialità leggera,
solo così sarà possibile ridefinire il ruolo delle RSA, che non devono essere “contenitori di ogni disagio” o surrogati degli ospedali per malati cronici terminali.
Chiediamo strategie di de-istituzionalizzazione e aging in place (concetto che sta a significare la possibilità per una persona di vivere nel luogo che ha scelto – casa propria, nella sua comunità – in modo sicuro, indipendente e confortevole). Questa scelta di vita è molto apprezzata perché permette di mantenere la propria indipendenza e la possibilità di vivere circondati da familiari e amici. Perchè preservare la propria autonomia vuol dire possedere il controllo decisionale e di scelta nel determinare la propria vita. Ma per fare questo occorrono telemedicina, domotica, rimozione di barriere architettoniche, strutture residenziali leggere inserite nelle comunità (centri servizi polifunzionali, co-housing, …) e associate alle RSA.
Ma, in attesa che qualcuno pensi di riorganizzare questi servizi, dobbiamo risolvere questa nuova emergenza che non può essere risolta come prospettano i gestori delle RSA.
È necessario che si apra un tavolo di confronto tra tutti i soggetti interessati, con una ricognizione puntuale della situazione delle strutture, delle diverse tipologie organizzative, delle differenze retributive relative al dumping contrattuale dei lavoratori e dei relativi costi di gestione, anche in comparazione con Regioni a noi vicine che in questo settore risultano essere competitive sul piano economico.
Non può essere solo una querelle fra Regione Toscana e gestori RSA. A quel tavolo devono essere presenti anche i Sindaci e le Organizzazioni sindacali confederali e di categoria. Un’emergenza così grave si affronta facendo squadra e non cercando le vie più semplici e frettolose per risolverla.
Andrea Brachi, segretario generale SPI CGIL Pistoia

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