Campi della legalità 2024: i volontari Spi raccontano le loro esperienze – FOTO e VIDEO

Le volontarie e i volontari dello Spi Cgil Toscana che nel 2024 hanno partecipato ai campi della legalità di Libera e Arci si sono riuniti oggi a Firenze all’SMS di Rifredi per raccontare la loro esperienza.

“Parlare di uso sociale dei beni confiscati – ha detto Franco Capaccioli, responsabile legalità dello Spi Toscana – significa parlare di legalità, intervenire nella progettazione per renderli delle risorse in grado di attivare processi di sviluppo dei territori in cui sono ubicati e contribuire a far crescere la coesione sociale”.

Secondo dati di Libera citati da Capaccioli, nel 2023 sono 1065 le realtà (tra associazioni, cooperative sociali, organizzazioni di volontariato) che gestiscono beni confiscati, distribuiti in 383 comuni in tutte le regioni d’Italia. Nel 2024 a livello nazionale si sono svolti più di 100 campi della legalità, gestiti da Libera e Arci in collabroazione con altre realtà, che per il sindacato pensionati rappresentano degli importanti momenti di scambio, confronto e contaminazione con i ragazzi partecipanti: “Il nostro ruolo – ha aggiunto Capaccioli – è quello di trasmettere i valori della memoria, della Costituzione, raccontare le lotte e le vittime di mafia del sindacato”.

Le testimonianze delle volontarie e dei volontari

Antonella Passerotti (Lega Spi Campi Bisenzio), ha raccontato l’esperienza vissuta nel campo di San Sebastiano del Po (Torino), dedicato alla memoria del magistrato Bruno Caccia, mentre Andrea Brachi (Spi Pistoia) si è soffermato sulla realtà di Quarrata, dove studenti e pensionati coltivano su un piccolo terreno confiscato alla criminalità un orto solidale, e dove in estate si è svolto un campo della legalità. Chiara Tozzi (Spi Firenze) ha posto l’accento sulla necessità di supporto e coordinamento rispetto ai beni confiscati. Giuseppe Pace, della Lega Spi Campi Bisenzio ha partecipato al campo di Sessa Aurunca (CE), Luciano Lacaria (Spi Prato) a quelli di Cisliano in Lombardia, Gioiosa Ionica e Isola Capo Rizzuto, Emilia Poggi, della Lega Spi Spartaco Lavagnini Q1 Firenze a quello di Casal di Principe (CE). Alberta Bresci (Spi Pistoia) ha raccontato il progetto “Facciamo un pacco alla camorra” promosso dal consorzio Nuova cooperazione organizzata (Nco) che riunisce alcune cooperative sociali che lavorano le terre di don Peppe Diana. David Quilici (Spi Pistoia) ha posto l’accento sul ruolo fondamentale del “lavoro di rete” tra tutte quelle realtà, anche diverse tra loro, che lottano per la giustizia e per la legalità.

Gli interventi di Arci e Libera e del sindacato

Valentina Papale, referente settore legalità e antimafia per Arci Toscana ha parlato dei due campi della legalità promossi quest’anno, a Suvignano (SI) e a Corleone (CE). In questo secondo campo, in particolare, i ragazzi hanno avuto modo di visitare Cinisi e di conscere dal vivo la storia di Peppino Impastato oltre che di visitare il Museo di Falcone e Borsellino. Papale ha sottolineato l’importanza che l’esprienza nei campi sia preceduta per i ragazzi da un importante lavoro nelle scuole.

Giulia Bartolini, co-referente legalità Libera Toscana, ha evidenziato come i campi siano esperienze che spesso cambiano la vita di chi le fa e ha posto l’accento sulla necessità di ribaltare la narrazione rispetto ai beni confiscati, parlandone di più come “beni comuni”. I beni confiscati, ha sottolineato, non sono solo beni “da gestire” e da “rivalutare”, ma hanno un valore educativo e civico.

Carla Pagani del Dipartimento Legalità dello SPI CGIL, ha annunciato l’avvio del progetto “Riusiamoli”, che coinvolgerà cinque città, tra cui anche Firenze, per coniugare il riuso sociale dei beni confiscati al diritto allo studio. Il progetto prevede che alcuni degli immobili confiscati alla mafia possano essere riutilizzati come alloggi per gli studenti fuori
sede e come spazi di aggregazione giovanile.

Le foto della mattinata

Secondo quanto reso noto la Cgia di Mestre, ha ricordato Claudia Carlino della Segreteria Nazionale SPI CGIL, le mafie italiane muovono 40 miliardi di euro l’anno, rappresentando la quarta industria del Paese e circa due punti di Pil. I campi della legalità, ha evidenziato Carlino, sono un’occasione per il sindacato per far sì che la memoria individuale diventi memoria collettiva, un luogo dove parlare di diritti e fare proposte concrete: un esperimento di cultura della legalità necessario al Paese.

Secondo Renato Saccone, già prefetto di Milano, sul tema dei beni confiscati è possibile trovare una sintesi comune tra le due narrazioni: i beni hanno un forte valore simbolico e possono essere resi al tempo stesso luoghi per progettualità legate al territorio.

“In Toscana la mafia non si caratterizza sull’ostentazione del controllo del territorio ma se vogliamo che i campi diventino un luogo che torna in capo alla società non possiamo nemmeno consentirci l’indifferenza – ha concluso il segretario generale dello Spi Cgil Toscana Alessio Gramolati -. Dobbiamo fare in modo che questi luoghi non siano vissuti come luoghi separati, per questo io penso che si debba progettare di più”.

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