Pianeta terra 2. Chi possiede la “città” nell’epoca del coronavirus?

Il contributo di Massimo Morisi* alla seconda puntata di Pianeta Terra.

Massimo Morisi

Se rileggo i contributi di “pianeta terra2”, mi viene in mente il Salvemini che rientra in Italia nel ’49.
Ossia tre “formicai” con cui il coronavirus ci sfida:

1. La connectivity digitale in poche settimane è divenuta l’ecosistema della vita individuale e collettiva. Chi controlla quell’innovatività? Chi la guida? Chi ne governa la fruizione? Chi ne orienta gli usi e i “costumi”, ossia i contenuti, cioè le strategie e le contingenze comunicative? E tutto questo cambia le relazioni dentro la città, i suoi quartieri, le sue fabbriche, le sue “periferie”? Come influenza le culture civiche e le culture politiche? E, soprattutto, come innova i modi e l’efficacia delle azioni di governo? E infine, quale ne è l’impatto sulla “sfera pubblica” (…ossia sul discutere in pubblico le questioni di rilevanza pubblica) e sulla democrazia locale?

2. Senza cittadinanza attiva, città e comunità non han futuro alcuno. Che si tratti di squatting o, al polo opposto, di usi civici è vivo e vegeto un mondo di beni comuni o almeno collettivi, di aggregazioni autogestite, di cooperative e imprese sociali, di proprietà e/o gestioni condivise di beni, spazi, servizi e funzioni pubbliche e private. Un mondo multiforme, anche di imprenditoria innovativa, legato alle tematiche più fragili della vita della città. È una “corposità intermedia” senza la quale il potere pubblico collassa.

3. La crisi pandemica sta modificando i valori immobiliari e le strategie di investimento. Ebbene, occorre chiedersi, in quali direzioni? Con due corollari:

  1. ci sarà un nuovo «abitare» del patrimonio edilizio sul piano sociale e ambientale, ove nuove organizzazioni del lavoro in rete e nuove funzioni residenziali e di prossimità ne risultino attivate? Con quali strumenti di mobilitazione e di sostegno allo scopo? Con quali sostituzioni o conferme delle strategie più tradizionalmente e turisticamente speculative? Quali attori vi prenderanno parte, se lo faranno? E secondo quali logiche?
  2. il governo del territorio, dei suoi spazi, dei suoi paesaggi e delle sue risorse verrà ripensato al fine di legittimare e sostenere una simile innovazione? Quale e quanta efficacia verrà ancora conferita al concetto di “piano” e alle sue tradizionali strumentazioni?

Qualcuno osserverà: ma è un progetto di ricerca quello che ci proponi. Vero: e darei al loro insieme anche un titolo. Ossia: chi possiede la “città” nell’epoca del coronavirus? Chiederselo significa attrezzarsi per innovarne il governo e le capacità, che sono comunque decisive.

*Massimo Morisi (Firenze, 1949) ha insegnato Scienza politica presso l’università di Firenze dove ha a lungo diretto il corso di laurea in Scienze politiche, e in diversi Atenei stranieri. In Toscana è stato garante del governo per la partecipazione nel territorio
 

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