“Un confronto deludente: non abbiamo ricevuto alcuna risposta”. Così il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, in merito al primo tavolo tecnico che si è svolto questa mattina tra Governo e sindacati sulle pensioni, in particolare sulla condizione previdenziale di giovani e donne.
“Per prima cosa abbiamo chiesto – ha spiegato Christian Ferrari, segretario confederale Cgil – un riscontro in merito al ripristino dei requisiti di Opzione donna in vigore fino allo scorso dicembre. Su questo punto, nell’ultimo incontro di gennaio, la Ministra del Lavoro si era impegnata a portare una proposta di provvedimento in quella stessa giornata in Consiglio dei Ministri. Non è successo nulla e oggi c’è stata la semplice riproposizione di una generica volontà di affrontare la questione”. Per Ferrari “Opzione donna è una misura parziale e particolarmente penalizzante, ma un intervento correttivo, oltre a dare una risposta alle oltre 20mila lavoratrici che mediamente ne fanno richiesta, avrebbe rappresentato un primo, timido passo per dare credibilità al confronto complessivo sulla previdenza. Se neppure su questo punto ci sono progressi, c’è davvero da dubitare sulla reale intenzione dell’Esecutivo di puntare a obiettivi di riforma più ambiziosi e sostanziali per tutte le lavoratrici come quelli proposti unitariamente da Cgil, Cisl, Uil”.
“Come è noto – ha sottolineato il dirigente sindacale – le donne sono state le più colpite dalla riforma Fornero, che di fatto ne ha allungato l’età pensionabile: sette anni per chi aveva iniziato a lavorare prima del 1995 e molti di più per chi è nel regime contributivo, visto che non riuscirà mai a raggiungere gli importi soglia per uscire prima dei 73 anni. Per noi è necessario creare le condizioni per un’uscita flessibile a partire da 62 anni e, per le donne che svolgono un lavoro di cura in ambito familiare, va garantito un ulteriore riconoscimento previdenziale”.
Sul versante giovani, secondo Ferrari “si deve puntare innanzitutto ad allargare la base contributiva attraverso politiche finalizzate alla creazione di nuova occupazione, al contrasto della precarietà e all’aumento dei salari. La strada esattamente opposta a quella intrapresa nell’ultima legge di bilancio, con l’allargamento dei voucher, o all’ipotesi di un’ulteriore deregulation dei contratti a termine”. “È poi necessaria – ha proseguito il segretario confederale – l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia inserendo elementi di solidarietà all’interno del sistema e agendo attraverso il mix tra anzianità ed età di uscita. Il che vuol dire che più crescono contribuzione ed età anagrafica più aumenta l’assegno di garanzia, valorizzando tutti i periodi degni di tutela come la disoccupazione, la formazione, le politiche attive, stage, tirocini ecc.”. “Rafforzare il patto intergenerazionale è fondamentale in un sistema previdenziale a ripartizione come il nostro, dove i contributi dei lavoratori attivi servono a pagare gli assegni di chi si trova già in pensione. Se non si
daranno certezze ai giovani sulla loro pensione futura, incentivandoli a rimanere attivi nel mercato del lavoro e a versare i contributi, si rischia davvero di andare incontro ad una crisi profonda dell’attuale sistema”. “Al termine dell’incontro il Governo – riservandosi ulteriori valutazioni in merito ai diversi temi oggetto del confronto – si è impegnato a riconvocare successivamente il tavolo”, ha riferito in conclusione Christian Ferrari.