La Lasca

di Guelfo Guelfi

Al direttore de “il Foglio”
La Toscana che resiste all’attacco di una destra che si finge pacata ha un’arma nemmeno tanto segreta.
Non basta dal palco l’affabile sorriso, non bastano i ma si figuri, fascisti noi? Guardi che noi siamo come lei, lei è come me, loro sono come loro, essi sono come sanno. Ora tocca a noi. La Toscana che ”bien resiste” a differenza dell’Emilia-Romagna non ha scoperto la mano fortunata e sorprendente dei quattro ragazzi che si fanno Sardine. In Toscana s’avanza uno strano soldato: è un pesce di fiume, il più antico, non raggiunge grandi dimensioni, vive a lungo, porta bene la sua sagoma affusolata e naviga la parte più pulita e trasparente delle acque che scorrono via verso il mare. È la Lasca (Protochondrostoma genei), un piccolo ciprinide autoctono. Siamo noi la Lasca: i vecchi, gli anziani, che motu proprio e con qualche aiutino si sono recati ai seggi. Se nello scenario degli aventi diritto gli anziani sono circa il 30 per cento, negli elettori, in coloro che proprio ci tengono e non rinunciano al sacrosanto diritto di sbarrare la porta in faccia a chi tenta il colpo di mano, raddoppiano. Sfiorano il 60 per cento e a bocce ferme vedremo meglio ma sono le lasche che argentee sguizzano nei seggi e riversano nelle urne una volontà che fa onore a loro e a tutto ciò che le circonda. La novità dell’ora è questa: l’avanguardia democratica e civile della Toscana ha pochi e bianchi capelli. Ha una volontà di ferro, argentea guizza: La Lasca.

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