Il focus di Ires Toscana: l’economia tiene, i cittadini no

In Toscana per ogni ragazzo sotto i 15 anni ci sono 2,2 over 64. Con un indice di vecchiaia pari a 220 (contro il 187,6 della media italiana), la nostra regione ha uno dei dati più alti del Paese. A dirlo è l’ultimo Focus Ires, il centro studi della Cgil Toscana, che ha analizzato l’andamento economico regionale, tratteggiando una situazione a tinte fosche.

Secondo il rapporto l’economia tiene, ma il portafogli dei cittadini e dei lavoratori no. Nel 2023 la ripresa in Toscana rallenta e questa situazione sembra mostrare una significativa divaricazione tra i dati, positivi, di alcuni indicatori del ciclo economico e la situazione negativa, del vissuto di un numero sempre crescente di cittadini e cittadine toscane.

Il focus Ires, realizzato dai ricercatori Roberto Errico e Marco Batazzi, mette in evidenza tre dati: l’inflazione che erode i salari; il rischio ridimensionamento del Pnrr che produrrebbe effetti pesantissimi su economia ed occupazione regionale (un punto di Pil e 20mila posti di lavoro); la ripresa occupazionale che è precaria (vanno in pensione i tempi indeterminati, vengono assunti i precari). Sul fronte degli stipendi, si rileva come aumenti il monte salari ma – per via dell’inflazione – pro capite si perda il 7% nel 2022 e il 3% nel 2023 (in due anni perdita dunque del 10% del salario reale).

“Nel 2022 abbiamo resistito, nel 2023 lo scenario ha tinte più cupe – ha commentato Rossano Rossi,  segretario generale Cgil Toscana – Uno dei settori in difficoltà è il manifatturiero: Gkn a Firenze, Sanac a Massa, Whirlpool a Siena, Venator a Grosseto, Jsw a Piombino, Fimer ad Arezzo, tutte grandi aziende in difficoltà. Occorre un ruolo maggiore del pubblico in economia, ma non elargendo soldi a pioggia senza rendiconti, servono vincoli più stringenti, legati alla qualità dell’occupazione, per le aziende che ricevono soldi pubblici. Non è pensabile una Toscana basata solo su servizi, commercio e turismo, ci vuole sostegno al manifatturiero con politiche industriali e con infrastrutture più efficienti, altrimenti si rischia di perdere aziende”.

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