“Diario” delle 100 piazze | 2. Montagna pistoiese, “Ho firmato mettendo tanta forza in quella firma”

Prosegue il “diario” delle 100 piazze che racconta l’impegno dei nostri volontari e le ragioni delle persone che hanno deciso di firmare il nostro appello in appoggio alla proposta di legge regionale sul sostegno finanziario del sistema sanitario nazionale. Per questo secondo appuntamento Stefano Vetusti è andato sulla Montagna Pistoiese.

«Sarebbe meglio non ammalarsi…». Si lascia andare allo scherzo Eliana Brouns mentre parla di sanità. È una delle firmatarie della petizione promossa dalla Cgil insieme allo Spi Cgil per salvare la sanità pubblica. L’obiettivo è raccogliere centomila firme a sostegno della proposta di legge da inviare alle Camere che la Regione Toscana, con l’Emilia Romagna e la Puglia, si appresta ad approvare. La proposta di legge chiede di destinare alla sanità più risorse (il 7,5% del prodotto interno lordo del Paese) come fanno gli altri Paesi europei, dare alle regioni la possibilità di assumere personale e garantire più servizi, in modo da assicurare davvero il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione. Elena Brouns ha firmato per dare voce alla richiesta di aiuto che arriva dalle cosiddette aree interne della Toscana, quelle cioè lontane dalle città, come è la montagna pistoiese dove lei vive. In queste zone spesso mancano anche i servizi di base irrinunciabili, come la presenza di un medico di famiglia: «Per fortuna il medico di famiglia almeno qui a Piteglio, dove abito, ce l’abbiamo ancora. Ma dicono che tra due anni andrà in pensione e allora resteremo scoperti anche noi come accade in altre zone». Elena, 68 anni, olandese, è in Italia da trent’anni. Era dipendente comunale. È in pensione da circa due anni. Se la cava. Ma quando si parla di sanità, qui in montagna, è dura. «Abbiamo il problema del Cup, della farmacia – racconta – per andare al Cup o in farmacia a San Marcello Pistoiese bisogna spostarsi e questo diventa un grande problema. La maggior parte della popolazione è anziana ma di pullman per andare a San Marcello ce ne sono pochi. Sono concentrati al mattino prima delle otto, per gli studenti, poi durante la giornata il servizio si riduce molto». Per chi deve fare gli esami del sangue a Prunetta, così come a Crespole, una mattina alla settimana arrivano medico e infermiere. Poi c’è Lanciole, paese con una manciata di abitanti. Eliana racconta una storia paradossale. «Qui, quando interviene il 118, l’ambulanza non può varcare il confine e portare il malato all’ospedale di Pescia, che sarebbe molto più vicino, ma deve andare altrove. A San Marcello, dove comunque l’ospedale vero e proprio non c’è più, oppure a Pistoia. L’ambulanza – dice con amara ironia Eliana – non deve superare il confine…».

Maresca, San Marcello, Piteglio, Cutigliano, Abetone, la montagna pistoiese ha visto la sanità assottigliarsi sempre di più nel corso degli anni. Lo Spi Cgil di Pistoia, grazie all’instancabile impegno del segretario Andrea Brachi, è riuscito ad allestire un camper per raccontare anche la richiesta di aiuto di queste zone dimenticate, per dare loro voce. Si tratta di paesi abitati soprattutto da anziani. Per loro sapere che c’è un presidio sanitario efficiente vicino a casa offrirebbe anche una rassicurazione psicologica. Al camper dello Spi Cgil in piazza del mercato a Maresca ha firmato per salvare la sanità pubblica anche Mauro Taliani, di San Marcello Pistoiese, in pensione dal 2005, in anticipo perché ha una invalidità legata alla sua esposizione all’amianto quando lavorava alla Società Metallurgica Italiana di Campo Tizzoro. Può contare su una pensione dignitosa, anche se «nel corso degli anni, a causa dell’inflazione, la pensione ha perduto circa il 30 per cento di potere d’acquisto. La sanità? Mah – aggiunge-, continua a peggiorare e le zone della montagna sono ancora più penalizzate, tra liste di attesa, medici di famiglia e servizi che mancano. Se poi, come fa questo governo, alla sanità non si danno risorse, allora è inevitabile che la gente quando ha bisogno vada dal privato. Se ha i soldi però, se non li ha non può farlo. E infatti ci sono sempre più persone che non si curano».

Da Bardalone, una piccola frazione a circa sei chilometri da San Marcello Pistoiese, alza la voce Lucia Geri. «Ho firmato mettendoci anche tanta forza in quella firma – racconta quasi con rabbia – perché noi qui un ospedale ce l’avevamo, quello di San Marcello». Era stato realizzato a metà Ottocento grazie a un lascito testamentario del 1807 di Lorenzo Pacini, dal quale prese anche il nome. Un dono perché potesse essere curata la gente della montagna. «Ricordo da bambina che c’erano tanti servizi, ora non c’è rimasto quasi più nulla. Tanto è vero che non lo chiamano neanche più ospedale, ma Piot, presidio integrato ospedale territorio. È stato smantellato del tutto» aggiunge Lucia. Il lascito di Lorenzo Pacini è stato tradito. «Pediatria sparita, ginecologia anche, ma è inutile elencare le cose che non vanno. Ce ne sarebbero troppe da dire. Come le lunghe attese per accertamenti al Piot di San Marcello e poi, magari, dopo aver atteso ore fino a notte, la necessità di essere trasferito all’ospedale di Pistoia. Paghiamo un sacco di tasse – dice Lucia -, tanti pensionati ce la fanno a malapena ad arrivare a fine mese, se ci togliete anche la sanità cosa ci resta? È una ingiustizia vergognosa».

Il camper dello Spi Cgil di Pistoia riparte. Ha fatto tappa a Lanciole, Crespole, Calamecca, Piteglio, San Marcello, Maresca, Gavinana, Ponte Petri, Spignano, Lizzano, Pratale, Popiglio, ha attraversato la montagna, raccogliendo circa 150 firme per difendere la sanità pubblica. «Dico grazie a tutti i volontari e agli iscritti per l’impegno che ci hanno messo. E non ci fermiamo – dice Vito Tommaso, che guida lo Spi della montagna pistoiese – torneremo nei paesi portando lo sportello sociale, per accogliere tutti coloro che non possono venire a Pistoia e aiutarli ad accedere a tanti servizi».

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