Alessio Gramolati, segretario dello Spi Cgil della Toscana, ricorda Sergio Staino

La scomparsa di Sergio Staino è la scomparsa di una parte di noi. Staino ha fatto parte della nostra vita, personale, politica e sindacale. Staino, con la sua matita ha dato vita a Bobo, che insieme alla moglie Bibi, i figli Ilaria e Michele e Molotov (un comunista tutto d’un pezzo, al contrario di Bobo, che è sempre stato fedele alla linea, ma non in maniera fideistica) è riuscito ad interpretare magistralmente i nostri ideali, le nostre gioie e le delusioni.

Sergio Staino è sempre stato dalla parte dei lavoratori, degli svantaggiati, degli ultimi. Ha affiancato tutte le battaglie del sindacato, fino a disegnare la maglietta “ufficiale” della Cgil toscana, quella con la scritta “Maledetti toscani”, esibita ed indossata anche dal servizio d’ordine in tutte le manifestazioni.

“Maledetti toscani” è un po’ l’identità della Cgil Toscana. Nasce quando nello scenario politico si affacciò la Lega di Bossi. Staino rovescia il paradigma, eravamo noi i maledetti, non gli altri che volevano spiegarci e anche definirci in una modalità in cui non ci riconoscevamo. Ed è diventato uno slogan che ha attraversato il tempo, che è sempre attuale. La Toscana è un po’ anche questo, quel rapporto tra paesaggio, che è sinonimo di lavoro perché il paesaggio toscano è stato permeato dal lavoro dell’uomo, ed è coesione, è identità, è passione. È la forza del Vernacoliere che si fonde anche con il sarcasmo dei fiorentini, sono i poeti di rima che facevano teatro per intrattenere le famiglie accanto al fuoco, sono le Case di Popolo, questa cultura diffusa che è stato un elemento di coesione fantastico. La maglietta nasce allora e ancora oggi se la indossi sembra inventata per l’ultima manifestazione del sindacato non per una di trent’anni fa.

Ci sono alcuni aspetti di Sergio Staino che vale la pena ricordare. La prima, lui aveva un cuore più grande di quanto, a volte, trasparisse nelle vignette dove prevaleva il sarcasmo e il farsi partito nelle dispute. Era una persona davvero d’animo buono.

La seconda, il fatto che lui manifestava quello che sentiva e credeva profondamente alle cose che scriveva e disegnava. Non gli potevi commissionare una vignetta, un lavoro, erano le sue vignette che commissionavano te e il tuo lavoro. Quando gli comunicai che volevamo fare un fumetto sui cent’anni della Cgil che raccontasse a un bambino che cosa fosse la Cgil, lui si mise nelle parti di bambino non nelle parti della Cgil.

L’ultima, era una persona che aveva una passione enorme per gli altri e per lui stare dalla parte degli altri voleva dire avere passione per la gioia della vita dentro.
Ciao Sergio, i maledetti toscani non ti dimenticheranno.

Per ricordare Sergio Ci sarà una cerimonia pubblica nel salone dei 500 martedì 24 alle 14:00

È morto Staino, uomo intelligente e amico, spiritoso e implacabile

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